Aliquota IRAP 4,65% confermata per holding industriali: esentate anche SIM, SGR e SICAV

Sonia Rinaldi

29 Dicembre 2025

Roma, 29 dicembre 2025 – Le nuove misure fiscali del governo Meloni lasciano fuori alcune categorie finanziarie, tra cui le SIM (Società di Intermediazione Mobiliare), le SGR (Società di Gestione del Risparmio) e le SICAV (Società di Investimento a Capitale Variabile). La conferma è arrivata ieri, dopo giorni di dubbi, direttamente dal Ministero dell’Economia. Una precisazione importante per migliaia di operatori e investitori, soprattutto dopo la bozza della legge di Bilancio, che aveva sollevato non pochi interrogativi nel settore.

Dettagli sulle esenzioni fiscali

Il testo definitivo approvato a Montecitorio ieri alle 16.30 spiega chiaramente che il nuovo aumento dell’imposta di bollo, previsto dal 2026 sul valore dei prodotti finanziari detenuti, non riguarderà SIM, SGR e SICAV. Fonti del Ministero di via XX Settembre spiegano che questa scelta serve a proteggere la competitività dei prodotti italiani rispetto a quelli esteri. “Abbiamo deciso di escludere questi strumenti per evitare effetti a catena su investitori e gestioni patrimoniali”, ha detto un funzionario in modo riservato.

Questa differenza non è solo una questione tecnica. L’aumento colpirà soprattutto fondi comuni tradizionali e strumenti individuali. Al contrario, le strutture gestite dalle SGR e le società di investimento – anche quelle con sede in Lussemburgo e Irlanda, purché regolarmente iscritte – resteranno nel regime attuale. Un dettaglio che gli analisti considerano tutt’altro che marginale.

Reazioni dal settore

A Milano, nelle sale operative, la notizia è circolata poco dopo pranzo. I rappresentanti delle principali SIM e SGR hanno accolto con sollievo la precisazione. “Sarebbe stato difficile spiegare ai clienti una doppia penalizzazione”, ha confidato il direttore commerciale di una società leader in Lombardia. Anche Assogestioni, l’associazione delle società di gestione del risparmio, si è detta soddisfatta: “Questo chiarimento riduce il rischio che capitali fuggano verso altri strumenti o mercati esteri”, ha commentato il presidente Carlo Trabattoni in una nota serale.

Gli investitori privati invece sono più cauti: “Capisco che sia una tutela per chi gestisce grandi portafogli”, osserva Giulia Borghini, consulente finanziaria. “Ma per i piccoli risparmiatori cambia poco o nulla”. Le associazioni dei consumatori chiedono più chiarezza sui criteri scelti per escludere certi strumenti dall’aumento.

Cosa significa per il risparmio gestito

Secondo gli ultimi dati Consob aggiornati a novembre 2025, le SGR in Italia gestiscono circa 1.350 miliardi di euro, tra fondi aperti e chiusi. Le SIM contano su un patrimonio totale sopra i 480 miliardi. Le SICAV, spesso preferite da clienti più esperti per flessibilità fiscale, stanno conquistando sempre più spazio nel mercato retail.

Gli esperti sottolineano come questo trattamento agevolato abbia aiutato la crescita costante del risparmio gestito negli ultimi anni. Il nuovo assetto dovrebbe evitare scossoni improvvisi: “È un segnale importante per gli operatori internazionali attivi a Milano e Roma”, spiega Luca Gasparini, docente all’Università Bocconi. Tuttavia non mancano le critiche: alcuni temono che l’esenzione possa creare disparità tra i vari canali attraverso cui si distribuiscono i prodotti finanziari.

Occhi puntati sull’Europa

Alla Commissione Finanze della Camera si è discusso a lungo sulla necessità di allineare le tasse sui prodotti finanziari italiani con quelle in vigore in Francia, Germania e Spagna. Per ora la scelta è stata quella di mantenere il settore italiano attraente rispetto alla concorrenza europea. “Terremo d’occhio gli sviluppi nei prossimi mesi”, ha assicurato il sottosegretario Federico Freni.

Resta da vedere come reagiranno i risparmiatori nei primi mesi del 2026. Secondo Bankitalia, tra gennaio e novembre oltre 240 mila clienti hanno spostato parte dei loro soldi da prodotti colpiti dall’aumento verso strumenti gestiti da SGR o SICAV. Ma non è detto che questa tendenza continui anche dopo l’entrata in vigore della norma.

Per ora la linea è netta: SIM, SGR e SICAV restano fuori dall’aumento dell’imposta. La partita sulla tassazione del risparmio però non si chiude qui: nei corridoi del Tesoro si parla già di possibili cambiamenti nella prossima legge finanziaria. Solo allora capiremo se si sarà trovato davvero un equilibrio tra protezione degli investitori e necessità di entrate pubbliche.

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