Assegno di mantenimento, quali sono i limiti e l’utilizzo che può farne nella vita quotidiana l’ex coniuge che ne ha diritto.
In materia di diritto di famiglia, uno degli argomenti più delicati è rappresentato dall’assegno di divorzio. Non solo si discute del diritto di percepirlo e del suo importo, ma anche dell’utilizzo che ne fa chi ne beneficia.
Una questione che sorge spontanea è se l’assegno di divorzio può essere speso per i lussi o solo per necessità quotidiane. Esploreremo la natura giuridica dell’assegno di divorzio e le limitazioni d’uso per spese non essenziali o di lusso.
L’assegno di mantenimento è l’obbligo da parte di uno dei due ex coniugi, dopo il divorzio, di versare regolarmente all’altro una somma di denaro nel caso in cui quest’ultimo non abbia le risorse adeguate o non possa ottenerle per motivi oggettivi. Le regole su questo tipo di assegno sono stabilite nell’art. 5, comma 6, della legge n. 898/1970, richiedono un’interpretazione da parte della giurisprudenza per definire i requisiti e gli importi.
L’approccio attuato spesso, secondo la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n.18287/2018, prevede una procedura dettagliata per l’assegno divorzile o di mantenimento. Questa sentenza include la valutazione delle situazioni economiche dei coniugi, la verifica delle risorse inadeguate o impedite, e un’analisi delle ragioni dell’ineguaglianza economica tra di loro. Il Tribunale deve considerare fattori come l’apporto all’unità familiare, rinunce professionali, circostanze personali e la durata del matrimonio.
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 1482/2023, ha chiarito che l’assegno di mantenimento non può essere utilizzato per spese voluttuarie. La sua funzione di assistenza ha la priorità e la dimostrazione che il beneficiario spende per lusso può compromettere la sua assegnazione. Le spese voluttuarie, che sono considerate non essenziali, possono mettere a rischio l’ottenimento dell’assegno.
Quando una coppia si separa, la questione delle spese per i figli diventa importante da discutere. Il giudice, stabilisce l’assegno di mantenimento, che deve considerare la capacità economica di entrambi i genitori. Le spese si distinguono in ordinarie, legate ai bisogni quotidiani, e straordinarie, eccezionali e imprevedibili. La regola comune stabilisce che la ripartizione sia del 50% per le spese straordinarie, ma può essere modificata se c’è uno squilibrio significativo nelle capacità economiche.
Per il recupero delle spese straordinarie ci sono delle modalità da seguire. Se l’ex coniuge non paga le spese straordinarie, la questione del recupero del credito diventa importante. La Cassazione, con un’ordinanza, ha chiarito che le spese straordinarie, anche se considerate tali, rientrano nelle esigenze di mantenimento ordinario dei figli e possono essere richieste senza la necessità di un decreto ingiuntivo separato.
L’assegno di divorzio o di mantenimento è destinato a soddisfare le esigenze essenziali, e usarlo per le spese non necessarie o di lusso non è adeguato di fronte alla legge. La giurisprudenza vuole garantire una ripartizione equa delle spese per i figli, considerando le capacità economiche dei genitori.
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