Bonus disoccupati 2023, tutto quel che bisogna sapere

I vantaggi che spettano ai cittadini disoccupati, un elenco completo di agevolazioni, con informazioni dettagliate sui benefici che potrebbero essere ottenuti. 

L’inclusione del Supporto formazione lavoro (SFL) arricchisce l’ampio elenco di agevolazioni che i disoccupati possono richiedere. Lo Stato non solo offre loro un aiuto finanziario, ma li supporta attivamente nella ricerca di impiego.

Per fornire una panoramica completa, i bonus per i disoccupati possono essenzialmente essere suddivisi in tre categorie principali:

  1. Indennità di disoccupazione: queste sovvenzioni vengono erogate immediatamente dopo la perdita involontaria del lavoro. L’importo varia in base al settore di appartenenza e al tipo di contratto precedentemente stipulato.
  2. Politiche attive: si tratta di programmi di orientamento e formazione al lavoro promossi da centri per l’impiego, agenzie per il lavoro o centri di formazione autorizzati. In alcuni casi, è previsto anche un supporto finanziario per i partecipanti.
  3. Riconoscimento di diritti già acquisiti: includono congedo di maternità, congedo di matrimonio o indennità di malattia. Questi strumenti di tutela sociale erano comunque disponibili anche durante l’occupazione.

Affrontando il tema dei bonus per disoccupati validi nel 2023, possiamo quindi dare una risposta specifica focalizzandoci sugli importi che possono essere ottenuti a seconda delle diverse casistiche.

Indennità e politiche attive per i disoccupati

Le varie prestazioni di sostegno al reddito per i disoccupati sono suddivise in differenti categorie a seconda del tipo di lavoratore.

  • Indennità di disoccupazione Naspi: riservata ai lavoratori subordinati che hanno accumulato almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni. Corrisponde al 75% dello stipendio medio guadagnato nel periodo di riferimento, fino a un massimo di 1.470,99 euro, con una durata pari alla metà del numero di settimane di contributi accumulati negli ultimi 4 anni, con un massimo di 24 mensilità.
  • Indennità di disoccupazione Dis-Coll: simile alla Naspi ma destinata ai collaboratori coordinati e continuativi, assegnisti e dottorandi di ricerca con borsa di studio, nonché ai giornalisti con contratto di collaborazione che sono iscritti alla Gestione separata Inpgi. Il requisito fondamentale per poter beneficiare di questa indennità è avere almeno 1 mese di contribuzione nella Gestione Separata Inps. A differenza della Naspi si tiene conto del reddito imponibile ai fini previdenziali derivante dai versamenti contributivi effettuati nell’anno solare in cui si è verificato il termine della collaborazione e nell’anno solare precedente, diviso per il numero di mesi di contribuzione.
  • Indennità di disoccupazione Sar: per coloro che hanno avuto contratti di somministrazione,  che viene erogata ai disoccupati che soddisfano almeno uno dei seguenti requisiti: essere disoccupati da almeno 45 giorni avendo maturato almeno 110 giorni di lavoro, aver concluso la procedura MOL (in mancanza di opportunità di lavoro), oppure aver svolto almeno 90 giorni di lavoro nei 12 mesi precedenti l’ultimo giorno effettivo di lavoro in somministrazione.
  • Disoccupazione agricola: prevista per i lavoratori agricoli dipendenti, calcolata in base alle giornate lavorate fino a un massimo di 365 giorni all’anno. Per beneficiare di questa misura è necessario soddisfare alcuni requisiti, tra cui l’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli dipendenti, un’anzianità di 2 anni nell’assicurazione contro la disoccupazione involontaria e almeno 102 contributi giornalieri nel biennio. L’importo corrisponde al 40% della retribuzione di riferimento, con una trattenuta del 9% a titolo di contributo di solidarietà.
Una lente di ingrandimento mette in evidenza un omino
Foto | alexsl @Canva – lamiapartitaiva.it

Le politiche attive per favorire il reimpiego

Tra le strategie messe in atto per favorire la rioccupazione dei disoccupati, si distinguono le politiche attive. Queste politiche prevedono il coinvolgimento del disoccupato con il supporto del centro per l’impiego o delle agenzie private per il lavoro in iniziative che mirano a promuovere il reinserimento nel mercato del lavoro.

Attualmente, le politiche attive offrono due forme di sostegno economico a coloro che vi partecipano:

  1. Reddito di cittadinanza: a partire dal 2023, la durata di questa misura è stata ridotta a 7 mensilità, ad eccezione delle famiglie che includono un minore, un disabile o un membro con più di 60 anni. Il Reddito di cittadinanza viene concesso all’intero nucleo familiare e prevede un importo di 500 euro al mese per la singola persona, con la possibilità di ricevere un rimborso di 280 euro per le spese di affitto dell’abitazione. È importante considerare che l’importo massimo del Reddito di cittadinanza deve essere diminuito in base al reddito familiare percepito, poiché si tratta di un’integrazione al reddito. Per le famiglie numerose, l’importo aumenta grazie all’applicazione di un parametro di scala di equivalenza. Non sarà più erogato a partire da gennaio 2024 perchè sostituito dall’Assegno di inclusione.
  2. Supporto alla formazione e al lavoro: per coloro che non beneficiano del Reddito di cittadinanza, dispongono di un Isee inferiore a 6.000 euro e sono in condizione di poter lavorare, è stato introdotto un percorso di supporto formativo. Si inizia con la stipula di un patto di servizio personalizzato con il centro per l’impiego e si sviluppa attraverso la partecipazione a diverse iniziative di formazione e orientamento. Durante l’intero periodo di partecipazione a tali attività, e comunque per un massimo di 12 mensilità, viene garantito un bonus del valore di 350 euro che, a differenza del Reddito di cittadinanza, viene corrisposto a ciascun partecipante singolarmente.Le politiche attive per favorire il reimpiego mirano a fornire un sostegno economico e formativo ai disoccupati con l’obiettivo di agevolare la loro rioccupazione.

I bonus disoccupati

Infine, vi sono gratifiche direttamente assegnate ai disoccupati, che costituiscono una continuazione delle misure di protezione che avrebbero ricevuto durante l’occupazione.

Alcuni esempi sono i seguenti:

  • Indennità di malattia: deve esser certificata dal medico entro 60 giorni dalla fine del contratto di lavoro subordinato. Si ha quindi diritto a un’indennità che va dal 4º al 180º giorno e corrisponde
    • al 50% della retribuzione media giornaliera fino al 20º giorno
    • al 66,66% dal 21º al 180º giorno.
  • Congedo matrimoniale: concesso a chi ha lavorato per almeno 15 giorni in aziende industriali, artigiane o cooperative nei 90 giorni precedenti al matrimonio o all’unione civile. Si ha diritto a un’indennità sostitutiva con un importo variabile a seconda del settore lavorativo e della qualifica.
  • Congedo di maternità: le disoccupate hanno diritto a un’indennità sostitutiva della durata di 5 mesi, a condizione che siano trascorsi non più di 60 giorni dalla sospensione del lavoro e dall’inizio del congedo, o qualora la ex lavoratrice sia beneficiaria del sussidio di disoccupazione (NASPI).
    • Le lavoratrici impiegate in settori in cui non è richiesto il contributo contro la disoccupazione involontaria e che abbiano accumulato almeno 26 contributi settimanali negli ultimi 2 anni, possono richiedere l’indennità anche se è trascorso un massimo di 180 giorni dall’ultimo giorno di lavoro. Come per le lavoratrici dipendenti, l’importo è pari all’80% dell’ultima retribuzione percepita.
    • Le lavoratrici che non soddisfano i requisiti sopra elencati e non hanno contributi previdenziali possono richiedere il bonus maternità al loro Comune, un sostegno che quest’anno ammonta a 1.917,3 euro, con un ISEE inferiore a 19.185,13 euro.
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