Bonus Renzi, com’è cambiato nel tempo?

Come funzionerà il bonus Renzi 100 euro in busta paga nel 2024? Non cambiano i requisiti per il diritto, ma cambia il metodo di calcolo. Vediamo le novità

Il bonus 100 euro in busta paga, da molti conosciuto ancora come bonus Renzi, è stato previsto anche per il 2024. Anche se i limiti di reddito per il riconoscimento restano invariati, cambiano le regole di calcolo del trattamento integrativo per raccordare la misura con le novità previste dalle nuove aliquote Irpef.

Con le nuove aliquote, infatti, c’è un cambiamento anche alle detrazioni da lavoro dipendente che vanno a modificare l’imposta lorda dovuta e proprio per questo il calcolo per il diritto all’erogazione del trattamento integrativo ha subito delle leggere modifiche. Vediamo le novità 2024.

Come cambia il Bonus Renzi nel 2024?

Chi continua a percepire il bonus Renzi anche nel 2024? Nel 2022 ci sono state parecchie novità circa il trattamento integrativo, cioè i famosi 100 euro erogati direttamente in busta paga.

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Come funziona il riscatto dei vuoti contributivi/ Lamiapartitaiva.it

Le modifiche al bonus sono state una diretta conseguenza del passaggio all’Irpef con quattro aliquote e scaglioni.

Anche le novità che ci aspettano per il 2024, in ogni caso, sono una diretta conseguenza del passaggio dalle attuali quattro aliquote a tre con rispettivi scaglioni

Cambierà, di nuovo, infatti, la curva delle detrazioni, con ripercussioni sulla busta paga dei lavoratori dipendenti.

Anche la modalità di calcolo cambierà, così come la platea di beneficiari. Soltanto una certa fascia di lavoratori continua a vedere la voce «trattamento integrativo» in busta paga.

Il bonus Renzi è una delle voci in busta paga che gli italiani amano di più. In realtà però la voce in busta paga è cambiata già da luglio 2020: in seguito al taglio del cuneo fiscale la nuova dicitura è “trattamento integrativo”.

Fino al 2020, l’ex bonus Renzi veniva percepito da circa 16 milioni di lavoratori dipendenti che si trovano nella fascia di reddito tra i 8.174 e 40mila euro.

Mentre, fino al 2021, il bonus veniva erogato in due modi diversi in base al reddito: sia come credito Irpef in busta paga (circa 100 euro al mese) per i redditi fino a 28mila euro, sia come detrazione per i redditi fino a 40mila Euro.

La detrazione, entrando più nello specifico, funzionava così: da 97 euro circa al mese a 80 euro per i redditi da lavoro dipendente tra i 28.001 euro e fino a 35mila euro, mentre da da 80 euro fino a 0 euro per i redditi da 35.001 e fino a 40mila euro.

Questa digressione su come funzionava nel 2021 è importante da fare per capire com’è cambiato il bonus Irpef con la legge di Bilancio 2022.

La manovra finanziaria 2022, infatti, è intervenuta sull’Irpef. La nuova imposta sul reddito delle persone fisiche è basata su quattro aliquote (e quindi quattro scaglioni) anziché cinque; dunque, cambia il sistema di bonus e detrazioni. La nuova curva delle detrazioni ha inglobato il bonus Renzi, ma non è scomparso del tutto.

Il bonus continua a essere percepito dai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro, ma secondo regole diverse.

Nel 2023, invece, i cambiamenti sono stati più radicali e hanno continuato a percepire il trattamento integrativo solo i redditi fino a 15.000 euro.

Per quelli con reddito compreso tra 15.000 e 28.000 è stato riconosciuto solo qualora le detrazioni spettanti superavano le imposte dovute.

La Legge di Bilancio cambierà tutto?

I lavoratori dipendenti con redditi fino a 15mila euro continuano a riceverlo in modalità piena, perché la loro Irpef è troppo bassa per usare la detrazione.

Soldi
Foto | Unsplash @Willfried Wende – Lamiapartitaiva.it

 

Siamo quindi all’interno del primo scaglione Irpef, quello con aliquota al 23%. All’interno di questo scaglione ci sono i redditi da 0 a 15mila euro, ma ricordiamo che il bonus Renzi viene percepito dai cittadini con redditi sopra i 8.500.

Avranno diritto ai 100 euro in busta paga per un totale di 1.200 euro l’anno solo i lavoratori dipendenti la cui imposta lorda sia superiore alle detrazioni da lavoro dipendente spettanti da cui sottrarre un importo di 75 euro.

Si tratta di una modifica resa necessaria dal ritocco della no tax area, ma non cambia nei fatti la platea di chi può beneficiare del bonus Renzi di 100 euro. Le novità operative saranno necessarie solo per l’erogazione.

Con l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef (e relativi scaglioni) nell’aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 euro, vanno rimodulate anche le detrazioni da lavoro dipendente e la no tax area.

Sia le detrazioni che la no tax area vengono equiparate a quelle dei pensionati e di fatto per i dipendenti si avranno detrazioni per lavoro dipendente pari a 1.955 euro e no tax area che, di conseguenza, si alza a 8.500 euro.

Proprio per questo le regole di calcolo del riconoscimento del trattamento integrativo vanno riviste.

Il prossimo anno il diritto al bonus Renzi sarà garantito ai redditi fino a 15.000 euro ma solo se l‘imposta dovuta è superiore alle detrazioni da lavoro spettanti (1.955 euro) a cui sottrarre 75 euro (per far tornare l’importo delle detrazioni a 1.880 euro).

Il lavoratore dipendente deve avere capienza fiscale per avere diritto ai 100 euro in busta paga e, quindi, non deve ricadere nella no tax area (8.500 euro).

Togliere i 75 euro alle detrazioni spettanti riporta la soglia delle stesse a quelle previste attualmente, ovvero 1.880 euro. E proprio per questo la misura conferma le regole che già esistono

Anche i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro continueranno a beneficiare del bonus ma solo se l’importo di determinate detrazioni è superiore all’Irpef dovuta.

In questo caso l’impoto del bonus sarà determinato dalla differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda.

In termini pratici, come capire se il bonus Renzi spetta oppure no? Chi è nella fascia di reddito tra i 15 e i 28mila euro fa il calcolo del bonus spettante solo a condizione che nel 2023 abbia fatto spese rientranti tra quelle degli articoli 12 e 13 del Tuir.

Questo significa che i cittadini senza familiari a carico, che non hanno chiesto mutui e non hanno fatto lavori di ristrutturazione o di riqualificazione energetica, per esempio, non hanno più diritto al trattamento integrativo.

Per recuperare gli importi spettanti c’è solo un modo: fare la dichiarazione dei redditi.

Nella dichiarazione dei redditi 2024, infatti, si prenderà in considerazione quanto percepito nell’anno di imposta precedente, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023. L’anno scorso, invece. si è dichiarato quanto percepito nel 2022, mettendo anche nero su bianco se sono state fatte spese rientranti negli articoli 12 e 13 del Tuir.

Di solito, la dichiarazione dei redditi dei lavoratori dipendenti viene messa a disposizione dei contribuenti intorno al mese di aprile, così che da maggio possano iniziare i primi invii all’Agenzia delle entrate.

In linea generale, prima si invia la dichiarazione e prima verrà erogato il rimborso spettante.

I primi conguagli per il rimborso di solito vengono erogati nella busta paga di luglio (quindi, quella pagata ad agosto).

Questo significa, in termini pratici, che bisognerà attendere agosto 2024 per vedersi erogati i rimborsi di importi già spettanti.

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