Roma, 20 novembre 2025 – La **Corte di Cassazione** ha preso posizione in queste ore su un tema molto delicato: la responsabilità penale degli amministratori nelle società di capitali. Con una sentenza depositata ieri dalla **Sezione Penale**, la Corte ha sancito un principio destinato a cambiare il modo in cui i tribunali interpreteranno casi simili in futuro. È stato chiarito che, quando un reato nasce nell’ambito dell’attività societaria, non conta se l’amministratrice formale non abbia materialmente messo in atto il comportamento illecito.
## **Cassazione: gli amministratori rispondono per ruolo, non per esecuzione**
Dal testo della sentenza emerge un punto chiave: quello che conta per la responsabilità penale è il ruolo che si ricopre nell’organizzazione della società. Come si legge nelle motivazioni, “non serve che l’amministratore di diritto abbia eseguito personalmente tutte le azioni tipiche del reato”. In pratica, chi è amministratore risponde per gli illeciti avvenuti durante il suo mandato, anche se a compierli sono stati altri, come delegati o dipendenti.
Una lettura confermata anche da esperti di diritto penale economico. Il professor **Luca Conti**, docente all’Università di Roma Tre, spiega che questa sentenza “ribadisce quanto sia centrale la funzione di controllo e garanzia affidata agli amministratori”. Insomma, chi ha quel ruolo deve sorvegliare attentamente le attività degli altri attori coinvolti nella vita della società.
## **Il caso concreto dietro la sentenza**
La vicenda riguarda una società con sede in **Lombardia** dove, durante un controllo fiscale nel 2022, sono state trovate irregolarità contabili. L’amministratrice di diritto aveva contestato la sua responsabilità, sostenendo di non aver avuto alcun ruolo diretto nella preparazione dei documenti finiti sotto esame. La difesa aveva puntato tutto sul fatto che le operazioni incriminate fossero state svolte da un responsabile amministrativo con regolare delega.
Ma la **Cassazione** non ha dato peso a questa linea difensiva. Richiamando una consolidata giurisprudenza, ha sottolineato come “la responsabilità penale degli amministratori di diritto si basa sul dovere di controllo e sulla posizione di garanzia”, senza tenere conto della loro partecipazione diretta ai singoli atti materiali. Un principio già affermato molte volte in passato dalla stessa Corte.
## **Cosa cambia per il mondo delle imprese**
Questa decisione della **Suprema Corte** può pesare parecchio nelle pratiche quotidiane delle aziende italiane. L’avvocato **Carlo Bianchi**, esperto in diritto penale dell’impresa, commenta: “Si conferma una linea dura sui doveri dell’amministratore. Chi accetta questo incarico deve sapere che rischia penalmente anche senza essere coinvolto materialmente”. Insomma, la nomina formale non è una semplice formalità ma porta con sé precisi obblighi di vigilanza e controllo.
Non mancano però preoccupazioni tra gli imprenditori e nelle associazioni di categoria. Secondo fonti raccolte da alanews.it, alcuni leader professionali temono un irrigidimento eccessivo delle responsabilità oggettive soprattutto quando le strutture societarie sono complesse e articolate.
## **“Amministratore prestanome”: nessuna scappatoia accettata**
Tra i temi caldi spicca quello dell’**“amministratore prestanome”** o “presta firma”, pratica diffusa soprattutto nelle piccole e medie imprese. La Cassazione si schiera nettamente contro ogni tentativo di evitare responsabilità tramite deleghe fittizie o incarichi di facciata. Chi prende quel ruolo deve conoscere davvero cosa succede dentro l’azienda e vigilare su ogni aspetto. Solo dimostrando concretamente questo impegno potrà eventualmente scagionarsi dalla colpa.
L’avvocato Bianchi sottolinea: “Se un amministratore prova di aver adottato tutti gli strumenti utili a prevenire o bloccare l’illecito può sfuggire alla responsabilità. Ma queste restano eccezioni rare rispetto alla regola”.
## **Lo sguardo avanti**
La sentenza della Cassazione conferma un orientamento chiaro: tutelare l’interesse collettivo alla legalità nell’attività d’impresa passa anche attraverso una gestione più trasparente e responsabile delle società. In un momento in cui serve fiducia e regole nette per rilanciare l’economia, questo richiamo diventa ancora più importante.
Il dibattito resta aperto su come trovare un equilibrio tra controllo rigoroso e libertà d’iniziativa imprenditoriale. Ma una cosa appare evidente: dopo questa sentenza chi accetta il ruolo di amministratore – a prescindere dal titolo – non potrà più permettersi alibi o scorciatoie.
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