Tasse

Con questo quoziente familiare paghi meno tasse: esempi pratici e cosa fare

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Giuseppe F.

Una delle novità più rilevanti introdotte dalla riforma fiscale riguarda il quoziente familiare: ecco come funziona.

L’idea del Governo è che tale coefficiente familiare possa conformarsi come uno strumento per permettere alle famiglie con più figli di pagare meno tasse. Non si tratta di un concetto nuovissimo. Già in passato si era parlato di contribuzione mediata da un quoziente familiare. E ora lo strumento è tornato alla ribalta grazie a Claudio Durigon, sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Quoziente familiare: chi risparmia? – lamiapartitaiva.it

Secondo Durigon questa misura potrebbe essere utile come criterio per permettere ai nuclei familiari con più figli di pagare meno tasse. Ma è davvero così? Di fatto, introdurre tale coefficiente potrebbe rivoluzionare l’attuale sistema di tassazione, che si basa direttamente sui redditi individuali.

In pratica, la regola veicolata dall’introduzione del coefficiente familiare porterebbe a dividere il reddito complessivo di una famiglia per un valore che dipende direttamente dal numero dei suoi componenti. Per bilanciare il coefficiente stesso si vuole però che il valore sia corretto basandosi su una scala di equivalenza.

Da questa procedura si ricaverà la base imponibile su cui applicare le aliquote IRPEF. La base imponibile va poi moltiplicata per il numero dei componenti della famiglia. Chiaro? Le operazioni da svolgere sono due divisioni e una moltiplicazione.

Si parte dunque dal reddito complessivo familiare. Tale valore si divide per il numero di parti (i vari quozienti). La divisione fra reddito familiare e quoziente familiare mostra come risultato il reddito a base di calcolo della tassazione. Applicando le aliquote IRFEF si moltiplica il loro valore per il numero di componenti della famiglia.

Detta in altre parole, il coefficiente familiare prende in considerazione soltanto il reddito complessivo della famiglia, in base ai componenti, e non anche della composizione del suo patrimonio, come accade nell’ISEE.

Pagare meno tasse con il coefficiente famigliare: ecco il caso più fortunato

Il Governo ha già assegnato dei coefficienti per ogni membro di una famiglia. Indicatore 1 per single e per le vedove o i vedovi con almeno un figlio a carico. 2 per coppia sposata o convivente. Poi si aggiunge 0,5 per primo e secondo figlio. Si aggiunge invece 1 per ogni figlio dopo il secondo.

Famiglie agevolate dalla nuova riforma fiscale – lamiapartitaiva.it

Il coefficiente è di 0,5 per i genitori soli con almeno un figlio a carico. E sale a 4 con un terzo figlio (e oltre) o con figli disabili a carico. Ecco dunque il caso in cui l’imposta da pagare calerebbe di più.

Secondo il Governo, come anticipato, le famiglie con molti figli dovrebbero veder calare l’imposta con l’aumentare dei componenti. Ed è vero: le aliquote progressive verrebbero applicate sul reddito medio procapite e non sul reddito di ogni componente. E pare che sarà prevista una no tax-area e una riduzione delle aliquote per gli scaglioni più bassi.

Tale sistema appare svantaggioso, a parità di reddito, per le famiglie monoreddito e quelle con pochi figli a carico. Il risparmio effettivo dovrebbe aver luogo solo per chi ha redditi più alti (il coefficiente non tiene conto del patrimonio immobiliare, come fa invece l’ISEE) e più figli. Chi ha due redditi e due case, per esempio, potrebbe pagare meno tasse e ottenere più agevolazioni di una famiglia monoreddito e in affitto solo perché ha più figli.

Giuseppe F.

Redattore di lungo corso e conseguentemente miope. Mi intriga ciò che vola molto alto e quello che rasenta il livello più basso. Talvolta ammiro pure ciò che ci fluttua in mezzo. I miei interessi spaziano così dalla filosofia ai b-movie, dalla storia antica al più becero gossip.

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