Contributi pensionistici complementari: tetto deducibile aumenta a 5.300 euro nel 2024

Sonia Rinaldi

27 Dicembre 2025

Roma, 27 dicembre 2025 – A partire da gennaio 2026, il limite annuo di deducibilità per i contributi versati a fondi pensione e altre forme di previdenza complementare sale da 5.164,57 euro a 5.300 euro. Una novità attesa da tempo e che coinvolge milioni di lavoratori e autonomi in tutta Italia. La decisione, ufficializzata oggi dal Ministero dell’Economia con un decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, recepisce l’adeguamento all’inflazione previsto dalla legge.

Nuovo tetto di deducibilità: chi ne beneficia

Il provvedimento entra in vigore il primo gennaio e interessa tutti quelli che aderiscono a fondi pensione negoziali, aperti o a forme individuali come i PIP (Piani Individuali Pensionistici). In pratica, chi versa contributi volontari potrà detrarre una cifra più alta dal reddito imponibile. Un dettaglio non da poco, perché la deducibilità è uno dei vantaggi fiscali principali di questi strumenti.

“Era un passaggio necessario”, spiega Gabriele Petrucci, consulente del lavoro a Roma. “Con l’aumento del costo della vita, quel limite era ormai superato dai fatti. È un piccolo aumento, ma per chi versa cifre vicino al massimo può significare un risparmio in più.” La modifica riguarda sia i lavoratori dipendenti del pubblico e privato che i liberi professionisti e collaboratori iscritti ai vari fondi o che scelgono la previdenza integrativa individuale.

Perché si alza la soglia: inflazione e legge

L’aumento del tetto di deducibilità fiscale era già previsto dalla legge 335 del 1995, che impone di aggiornare il limite in base ai dati sull’inflazione forniti dall’ISTAT. Dopo anni di stagnazione, l’impennata dei prezzi negli ultimi tempi – con rincari su energia, alimentari e trasporti – ha spinto il Ministero a intervenire. “È un meccanismo automatico”, ricorda un funzionario dell’Agenzia delle Entrate. “Ogni volta che l’indice ISTAT supera una certa soglia, il limite va ritoccato.”

L’obiettivo è mantenere il valore reale del beneficio nel tempo ed evitare che l’erosione monetaria lo riduca sul serio. Gli esperti sottolineano come un aggiornamento costante aiuti sia la partecipazione ai fondi sia la stabilità del sistema a capitalizzazione.

Cosa cambia per chi aderisce

Per chi investe nella previdenza complementare, la differenza può sembrare piccola – poco più di 135 euro all’anno rispetto al vecchio tetto – ma nel lungo periodo fa la sua parte. Chi versa al massimo potrà dedurre circa 25 euro in più ogni anno (considerando un’aliquota del 19%), oltre ad accumulare un capitale maggiore nel fondo, che con gli anni potrebbe rendere di più.

“Ogni aumento della deducibilità è un buon segnale”, commenta Giovanni Lorusso, amministratore di un fondo pensione aperto. “Molti iscritti ci chiedevano quando sarebbe arrivato questo aggiornamento. Anche se la cifra non è enorme, mostra attenzione verso chi vuole costruirsi una pensione integrativa.”

Restano invece immutate le regole sulle detrazioni per i contributi versati per familiari a carico e sulla possibilità di trasferire i fondi tra gestori diversi.

Prospettive e limiti della misura

Il dibattito sul livello della soglia non si è spento: molte associazioni di categoria e consulenti chiedono un aumento più consistente, viste le dimensioni crescenti della previdenza privata nel nostro Paese. Secondo i dati COVIP (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione), a fine 2024 erano oltre 9 milioni gli iscritti alle forme pensionistiche complementari, con patrimoni gestiti superiori ai 220 miliardi di euro.

In Parlamento sono state avanzate proposte per portare il tetto sopra i 6 mila euro all’anno, ma finora nessuna è stata accolta. Diverse simulazioni pubblicate sui quotidiani economici mostrano però che l’attuale limite copre comunque la maggior parte delle posizioni effettive.

Come muoversi ora

Chi vuole approfittare del nuovo limite dovrà verificare con i propri fondi le modalità per aumentare i versamenti volontari dal 2026 in poi. Molti enti hanno già informato gli iscritti sulla possibilità di modificare importi automatici o disposizioni periodiche.

“Invitiamo chi vuole versare di più a contattare la segreteria o usare la piattaforma online,” spiegano da Fonchim, fondo leader nel settore chimico-farmaceutico. C’è però anche chi resta dubbioso: “Per molti lavoratori la priorità resta mantenere il potere d’acquisto immediato,” confida una delegata sindacale della Cgil milanese. “Ma non bisogna sottovalutare questa occasione per investire sul proprio futuro.”

La nuova soglia scatterà ufficialmente da gennaio e riguarderà la dichiarazione dei redditi che sarà presentata nel 2027 per l’anno d’imposta 2026. Un dettaglio tecnico importante per non farsi trovare impreparati alla prossima scadenza fiscale.

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