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Il legato di genere: un aspetto cruciale da considerare nelle passività della successione

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Sonia Rinaldi

Roma, 18 novembre 2025 – Il legato di genere, una delle figure più frequenti nelle successioni italiane, va indicato tra le passività nella dichiarazione di successione. Lo ha confermato l’Agenzia delle Entrate nella circolare n. 19 del 6 luglio 2023. Tuttavia, un passaggio del documento rischia di creare confusione tra professionisti e contribuenti.

Agenzia delle Entrate: il chiarimento sul legato di genere

La circolare n. 19/2023 spiega che il legato di genere – ovvero l’assegnazione testamentaria di una somma di denaro o di beni fungibili a una persona diversa dagli eredi – deve essere tolto dal valore totale dell’eredità, che serve per calcolare l’imposta. In pratica, il valore del legato non rientra nell’attivo ereditario, ma va considerato come una passività da dedurre.

Un dettaglio tecnico, certo, ma con effetti concreti: “Se non si fa così – si legge nel documento – si rischia di pagare le tasse due volte, perché il valore del legato verrebbe tassato sia dagli eredi che dal legatario”. Un chiarimento importante, arrivato dopo anni di interpretazioni non sempre allineate negli uffici locali.

Un passaggio che fa discutere

Proprio nella stessa circolare, però, c’è una frase che mette in dubbio tutto. In un punto si dice che il legato di genere “non deve essere indicato tra le passività della dichiarazione di successione”. Una frase che sembra andare contro quanto spiegato poco prima e che ha già sollevato perplessità tra notai e consulenti fiscali.

Secondo alcuni professionisti ascoltati da alanews.it, il problema nasce da una formulazione poco chiara: “La circolare sembra dire due cose opposte – spiega il notaio romano Andrea Fabbri –. Da una parte dice che il legato va tolto dall’attivo, dall’altra suggerisce di non inserirlo tra le passività. Serve un chiarimento ufficiale”.

Fisco e rischi per gli eredi

La questione non è solo teorica. Se il legato di genere non viene segnalato correttamente nella dichiarazione, gli eredi rischiano di pagare più tasse del dovuto. Il valore del legato potrebbe infatti essere tassato due volte: prima come parte dell’eredità, poi come reddito del beneficiario.

“Chi compila la dichiarazione di successione deve stare molto attento”, avverte la commercialista milanese Lucia Bianchi. “Un errore di questo tipo può tradursi in un esborso fiscale più alto e in contestazioni da parte dell’Agenzia”.

Cosa dice la legge

I legati di genere sono regolati dagli articoli 649 e seguenti del Codice Civile. Il testatore può decidere di lasciare una somma o un bene a una persona specifica, che però non diventa erede. Dal punto di vista fiscale, il valore del legato va detratto dall’attivo ereditario per evitare che venga tassato due volte.

Nella pratica, però, questa detrazione deve essere indicata chiaramente nella dichiarazione di successione, inserendola tra le passività. Solo così si evita confusione e si mantiene trasparenza nei conti.

La richiesta di chiarezza dai professionisti

Di fronte alle ambiguità della circolare n. 19/2023, vari ordini professionali hanno chiesto all’Agenzia delle Entrate un chiarimento ufficiale. “Serve una nota che tolga ogni dubbio”, ha detto il presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, Valerio De Luca. “Applicare bene le regole è un interesse sia dello Stato che dei cittadini”.

Nel frattempo, molti studi notarili e fiscali consigliano di continuare a indicare il legato di genere tra le passività nella dichiarazione di successione, in attesa di ulteriori indicazioni ufficiali.

Conclusione: non sottovalutare i dettagli

Fino a quando non arriveranno chiarimenti definitivi dall’Agenzia delle Entrate, chi gestisce una successione deve fare molta attenzione a come compila la dichiarazione. Un dettaglio, apparentemente piccolo, può fare la differenza tra una tassazione corretta e una doppia imposizione. In materia fiscale, spesso sono proprio i dettagli a contare di più.

Sonia Rinaldi

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