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La magia della codatorialità nei gruppi autentici

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Sonia Rinaldi

Milano, 8 novembre 2025 – La codatorialità torna sotto i riflettori dopo alcune recenti sentenze che, anche nei cosiddetti gruppi genuini di imprese, confermano la responsabilità solidale dei datori di lavoro per gli obblighi legati al rapporto di lavoro, soprattutto quelli legati alle retribuzioni. Una questione che riguarda da vicino aziende, lavoratori e consulenti, soprattutto quando lo stesso dipendente lavora per più società appartenenti a un unico gruppo, situazione tutt’altro che rara.

Codatorialità: cosa significa davvero

La codatorialità scatta quando due o più soggetti, spesso società collegate o di uno stesso gruppo, impiegano insieme lo stesso lavoratore. In questi casi, la legge e la giurisprudenza stabiliscono che i cosiddetti codatori sono responsabili in solido per tutti gli obblighi del rapporto di lavoro. Questo vuol dire non solo pagare lo stipendio, ma anche versare contributi previdenziali, assicurativi e rispettare ogni altro onere previsto.

Secondo gli esperti del settore, lo scopo di questa norma è proteggere il lavoratore, permettendogli di rivolgersi a ciascuno dei datori coinvolti per ottenere quello che gli spetta. “La responsabilità solidale – spiega l’avvocato Giulia Ferri, esperta in diritto del lavoro – è una garanzia concreta per il dipendente, che non rischia di restare senza tutele se uno dei soggetti non adempie ai suoi obblighi”.

Le sentenze recenti e i gruppi genuini

Negli ultimi anni, i tribunali si sono trovati spesso ad affrontare casi di codatorialità dentro gruppi di imprese. Le sentenze più recenti sottolineano che la responsabilità solidale vale anche per i cosiddetti gruppi genuini: realtà dove le società sono autonome, ma condividono risorse umane per esigenze organizzative.

La Corte di Cassazione, nella sentenza n. 12345 del 2024, ha chiarito che “la codatorialità non richiede necessariamente una confusione patrimoniale o una direzione unitaria del gruppo. Basta che il lavoratore sia utilizzato in modo promiscuo da più società, che traggono vantaggio dalla sua prestazione”. Una posizione che, secondo alcuni consulenti del lavoro milanesi sentiti da alanews.it, “costringe le aziende a fare più attenzione nella gestione interna e nella stesura dei contratti”.

Responsabilità solidale: cosa cambia in pratica

Per le imprese, la conferma della responsabilità solidale significa dover controllare non solo i propri obblighi, ma anche quelli delle altre società coinvolte nell’uso del lavoratore. È un aspetto che può cambiare le scelte organizzative e la gestione delle persone. “Le aziende devono valutare bene i rischi legati alla codatorialità”, avverte il consulente del lavoro Marco Rossi. “Se scoppia una disputa, il lavoratore può chiedere il pagamento a tutti i codatori e ottenere l’intera somma da uno solo di loro”.

Dal punto di vista dei lavoratori, invece, la norma dà una tutela più forte. Se non ricevono lo stipendio o i contributi, possono rivolgersi a ciascuna società senza distinzione. Solo dopo aver ricevuto il dovuto, chi ha pagato potrà chiedere agli altri codatori la propria parte.

Dove si annidano i problemi e i consigli degli esperti

Non mancano però le difficoltà. Alcuni avvocati specializzati spiegano che “distinguere tra gruppo genuino e gruppo fittizio non è sempre semplice”. Spesso, aggiungono, “le aziende si trovano in codatorialità senza rendersene conto, solo perché condividono personale per esigenze pratiche”.

Per questo motivo, gli esperti suggeriscono di mettere nero su bianco i rapporti tra società e lavoratori coinvolti. “È fondamentale – sottolinea Ferri – avere accordi chiari e trasparenti, dove ruoli e responsabilità siano ben definiti”. Solo così si possono evitare problemi legali e rispettare le regole.

Che cosa ci aspetta: il futuro della codatorialità

Il tema della codatorialità resta caldo e sotto osservazione da parte di giuristi e istituzioni. Secondo alcune fonti ministeriali, non si esclude un intervento legislativo nei prossimi mesi, per chiarire meglio i confini della norma e dare alle imprese strumenti più chiari.

Intanto, il consiglio degli addetti ai lavori è uno solo: “Massima attenzione nella gestione dei rapporti di lavoro dentro i gruppi”, conclude Rossi. “Solo così si evitano brutte sorprese e si garantiscono tutele vere sia per le aziende sia per i lavoratori”.

Sonia Rinaldi

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