Roma, 4 novembre 2025 – Questa mattina a **Roma**, l’**Associazione Nazionale Commercialisti** ha chiesto con forza l’abrogazione dell’**articolo 129, comma 10** della **Legge di Bilancio 2026**, esprimendo una profonda **preoccupazione** per una norma che, a loro avviso, rischia di complicare il pagamento dei **compensi professionali** da parte delle **Pubbliche Amministrazioni**. La disposizione – al centro del dibattito da giorni tra gli addetti ai lavori – collega il saldo degli onorari alla verifica della regolarità fiscale, un passaggio che i commercialisti definiscono “un ulteriore peso” nei rapporti con la pubblica amministrazione.
## **Commercialisti in allarme: “Una misura che penalizza”**
L’appello arriva in un momento delicato per tutta la categoria. La nuova legge, ancora sotto esame nelle commissioni parlamentari, stabilisce che la **PA** potrà pagare le fatture ai professionisti solo dopo aver controllato nel dettaglio la posizione fiscale di chi presta servizio. Una novità che, secondo il presidente dell’**ANC Marco Cuchel**, “rischia di complicare molto i rapporti tra i professionisti e la pubblica amministrazione”. In un incontro con la stampa, Cuchel ha chiarito: “Le verifiche fiscali devono essere fatte dagli enti competenti, non possono trasformarsi in un ostacolo generalizzato per chi lavora su mandato della PA”.
## **Cosa prevede l’articolo 129, comma 10**
Nel testo attuale della **Legge di Bilancio 2026**, l’articolo contestato impone un meccanismo stringente: prima di pagare i professionisti – avvocati e consulenti tecnici compresi – le amministrazioni devono acquisire certificazioni di regolarità fiscale dall’Agenzia delle Entrate. Solo dopo aver ottenuto esito positivo scatterà il pagamento del compenso. L’**ANC** avverte che questa procedura rischia di provocare ritardi sistematici. Soprattutto nei piccoli Comuni e nei tribunali periferici, dove le verifiche potrebbero allungare sensibilmente i tempi per liquidare le parcelle.
Il rischio è concreto, come ricordano alcuni iscritti: “Abbiamo già visto situazioni simili in passato, quando altre norme hanno bloccato i pagamenti per mesi”, racconta un commercialista romano, che preferisce restare anonimo. Se la norma dovesse passare senza modifiche, avvertono i sindacati del settore, questa situazione potrebbe ripetersi.
## **Perché protestano i commercialisti**
L’**ANC** chiede senza mezzi termini il ritiro dell’emendamento. Le motivazioni non riguardano solo la tutela dei professionisti ma anche il buon funzionamento della macchina amministrativa. “Se si mettono controlli rigidi su ogni singolo pagamento”, avverte Cuchel, “si rischia di bloccare intere attività, dai processi civili alle consulenze tecniche d’ufficio”. Il timore è che la burocrazia finisca per fare danni a chi lavora a fianco delle pubbliche amministrazioni.
Secondo i commercialisti ci sono già strumenti validi per verificare il rispetto degli obblighi fiscali da parte dei professionisti; la nuova norma sarebbe quindi superflua e controproducente. “Controlli sì”, precisa ancora Cuchel, “ma senza duplicazioni che gravano soltanto su professionisti e pratiche ordinarie”.
## **Il dibattito in Parlamento e le reazioni dal mondo professionale**
La discussione parlamentare sulla **Legge di Bilancio 2026** è appena partita. Il confronto sull’articolo 129, comma 10 si è acceso nelle ultime settimane anche sui social e nei forum specializzati. Molti temono che questa norma possa creare un precedente negativo per altri settori delle libere professioni. Alcuni deputati di opposizione hanno raccolto l’allarme dei commercialisti: fonti parlamentari confermano che sono già stati presentati emendamenti per cancellarla o modificarla.
Nel frattempo l’**ANC** ha annunciato una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e ha inviato una lettera aperta ai principali gruppi politici. L’obiettivo è evitare che la questione venga ignorata durante i lavori parlamentari. “Non si tratta solo di una battaglia simbolica”, fanno sapere dagli uffici di via Palestro, “ma di una questione concreta che riguarda centinaia di migliaia di professionisti”.
## **Cosa succede adesso: scenari e possibili sviluppi**
Per ora il governo non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla richiesta avanzata dai commercialisti. Da fonti interne al Ministero dell’Economia si apprende però che si sta valutando un correttivo per limitare l’applicazione della norma solo ai casi in cui ci siano dubbi fondati sulla regolarità fiscale. Nessuna decisione definitiva è stata però ancora presa.
La partita resta aperta. Nei prossimi giorni sono previsti nuovi incontri tra rappresentanti della categoria e i relatori della legge in Commissione Bilancio alla Camera. Il clima è teso: molti studi temono che il blocco dei pagamenti possa partire già dal primo gennaio 2026 con ripercussioni – avvertono i commercialisti – non solo sul settore ma sull’intera macchina amministrativa italiana.