Arriva il bonus mamme: un aiuto con un consistente aumento in busta paga. Ecco come funziona la nuova misura.
Si tratta di una misura caratterizzata da limiti temporali anche piuttosto stretti. Il Governo ha deciso infatti di non introdurre un aiuto strutturale, anche se in origine si pensava proprio a una misura senza limiti temporali. In questo senso, sarebbe meglio, quindi, parlare di una misura sperimentale. Secondo quanto rivelato, il nuovo bonus mamme avrà una durata massima di tre anni. Nello specifico, il bonus permetterà alle mamme di ottenere più soldi in busta paga attraverso una decontribuzione.
Fra i criteri di assegnazione del bonus c’è ovviamente il numero dei figli a carico. Con due figli, la decontribuzione spetterà solo per un anno. Con più di due figli, invece, la decontribuzione spetterà per tre anni. Si tratta di un aiuto formalmente importante, ma limitato da requisiti stringenti e paletti temporali che lo rendono abbastanza criticabile da parte dei possibili beneficiari.
Il Governo Meloni, che punta tantissimo sulla ripresa demografica introducendo agevolazioni legate a favorire la natalità, ha dunque messo in atto una misura che non convince totalmente. Il bonus mamme non sembra insomma un aiuto fondamentale e risolutivo in grado di supportare quelle donne che decidono di mettere al mondo più di un figlio: l’ago del beneficio tende troppo verso quelle genitrici che scelgono di avere più di due figli ed esclude le casalinghe.
Non convince troppo nemmeno l’idea della decontribuzione. Il bonus dedicato alle mamme (con due o più figli) permette in pratica di non pagare più pagare i contributi a carico del lavoratore, quindi circa un terzo del totale. Queste spese saranno coperte dallo Stato ma solo per un massimo di tre anni.
Ci si aspettava che a questa misura fossero associate agevolazioni più significativa. Ma così non è stato, finora. Il bonus mamme è infatti la misura cardine del Governo per fronteggiare la crisi demografica. Alle mamme, cui forse interessa meno il discorso politico, vorranno ora sapere quanto potrebbe aumentare il loro stipendio.
La versione iniziale della misura prevedeva che un aiuto perpetuo e la decontribuzione fino a quando il secondo figlio, quello più piccolo, avesse compiuto i dieci anni (e alle mamme con più di due figli sarebbe spettata una decontribuzione fino al compimento dei diciotto anni del figlio più piccolo).
Le cose stanno diversamente. Dato che in genere un lavoratore dipendente è sottoposto ad aliquote contributive del 33% (di cui il 23,81% versato dal datore di lavoro e il 9,19% è a carico dello stesso lavoratore), con una decontribuzione del 6 o del 7% (la percentuale varia in base al reddito), le mamme lavoratrici potranno godere di un aumento in busta paga del 3,19% o del 2,19%.
Per le donne lavoratrici quindi ci sarebbe di fatto un aumento del 9,19% sull’imponibile previdenziale lordo. Ma questo avverrebbe solo quando la decontribuzione riconosciuta alla totalità dei lavoratori verrà meno. E cioè, probabilmente, nel 2025.
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