Con l’aumento del PIL italiano al di sotto della media, a risentirne sono i mutui caratterizzati da tassi più elevati.
Nella zona euro il PIL è al rialzo, ma in Italia purtroppo i dati sono al di sotto della media Europea. Scopriamo quali saranno gli effetti di questa situazione sui mutui e sui tassi di interesse.
In base ai dati dell’ultimo Economic Outlook dell’OCSE, il PIL della zona euro è cresciuto e crescerà ancora anche il prossimo anno. Purtroppo non si può dire la stessa cosa del prodotto interno lordo italiano che non riesce a mantenere il passo dell’Europa, restando al di sotto della media. Anche le previsioni per il PIL italiano del 2024 non lasciano presagire nulla di buono: sarà al di sotto della media europea!
Tra gli effetti negativi legati al PIL italiano che non segue la crescita Europea, ci sono i tassi di interesse sui prestiti e sui mutui. Nel rapporto dell’OCSE emerge che: “L’economia globale continua a confrontarsi con le sfide dell’inflazione e delle prospettive di bassa crescita. La crescita del PIL è stata finora più forte del previsto nel 2023, ma ora si sta moderando a causa delle condizioni finanziarie più restrittive, della debole crescita del commercio e del calo della fiducia delle imprese e dei consumatori”.
Quindi il rischio maggiore nel breve termine è assistere ad una prospettiva di crescita al ribasso. Nel caso in cui si dovessero intensificare le tensioni geopolitiche, la situazione potrà anche peggiorare con un inasprimento della politica monetaria.
Tutto ciò non lascia sperare nulla di buono per i tassi di interesse sui prestiti e sui mutui. Infatti, quando si accede a questi strumenti finanziari numerosi fattori incidono sul tasso di interesse. Tra questi ci sono i fattori economici e la politica monetaria del governo, senza trascurare l’impatto dell’inflazione e dell’incertezza economica e Geopolitica.
Anche il rapporto debito pubblico-PIL gioca un ruolo fondamentale perché il parametro che permette di confrontare il debito pubblico di un paese rispetto al prodotto interno lordo. Grazie a questo rapporto è possibile definire la capacità di quel paese di ripagare i propri debiti. Questo dato è espresso tramite una percentuale che sarà tanto più alta quanto maggiore è il rischio di default.
Anche se l’Italia non rischia il fallimento c’è da dire che i mercati del credito tendono ad essere ben disposti verso i paesi che hanno una struttura finanziaria più stabile e che hanno reali prospettive di riprese. Tutto ciò ricade sui cittadini e sulle imprese, con l’aumento dei tassi di interesse.
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