Roma, 25 dicembre 2025 – Sui controlli fiscali e le verifiche sulle dichiarazioni, l’Agenzia delle Entrate tiene ferma la sua posizione: “Se non ci sono altri motivi per ricalcolare, il controllo del Fisco non si ferma”. Così è stato ribadito ieri in un incontro riservato tra funzionari e professionisti tributari, ospitato nella sede centrale dell’Agenzia in via Cristoforo Colombo.
La lettura della sentenza chiave
Tutto parte da una recente decisione della Corte di Cassazione, che ha acceso il dibattito tra addetti ai lavori e cittadini. Secondo la sentenza, se non emergono elementi specifici per rivedere o correggere gli imponibili, gli uffici possono comunque procedere con controlli e ispezioni. Un tema caldo per migliaia di contribuenti, specie piccoli imprenditori e professionisti che temevano una catena di rettifiche a causa di un semplice errore formale.
“Ci hanno chiesto chiarimenti i nostri iscritti”, spiega Francesco Frasca, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Roma. “L’Agenzia ci ha confermato che il provvedimento ha un ambito ristretto: si entra nel merito solo quando ci sono reali motivi per ricalcolare”.
Le reazioni tra cautela e dubbi
Tra le associazioni di categoria domina una prudente soddisfazione. Il principio espresso dalla Cassazione è visto come un freno alla cosiddetta “pressione fiscale automatica”. “Era importante mettere i puntini sulle i – aggiunge Frasca –: il Fisco non agisce con algoritmi ciechi o automatismi senza senso”.
Non mancano però critiche. Alcuni sindacati temono che aumentino le contestazioni su questioni formali senza alcun vantaggio reale nella lotta all’evasione. “La selezione degli accertamenti è fondamentale”, commenta Nicola Di Tullio, segretario nazionale Uil-Fisco. “Serve equilibrio anche nel modo in cui si comunica”.
Le regole del gioco
La norma di riferimento resta il D.P.R. 600/1973, la base per gli accertamenti sulle imposte dirette. L’articolo 36-bis indica tempi e modi dei controlli automatici sulle dichiarazioni. In questo quadro, la sentenza della Cassazione non cambia le carte in tavola, ma ricorda agli uffici di usare bene le loro competenze.
“Le procedure non cambiano: se non saltano fuori dati nuovi o incongruenze, niente ricalcoli”, ha sottolineato ieri un dirigente dell’Agenzia. Nessuna apertura a sanatorie generali o modifiche alle scadenze già stabilite per eventuali notifiche.
I numeri dei controlli nel 2024
Secondo l’Agenzia delle Entrate, nel 2024 sono state esaminate più di 1 milione e 250 mila dichiarazioni, con un aumento del 6% rispetto all’anno prima. Circa il 18% degli accertamenti si è chiuso senza rilievi a carico del contribuente. “Gli errori più comuni riguardano omissioni marginali o scostamenti piccoli”, spiegano fonti interne.
Si tratta spesso di controlli preventivi. “Interveniamo solo quando ci sono discrepanze evidenti o situazioni sospette”, dice una funzionaria dell’Ufficio accertamento. Negli ultimi mesi però sono aumentate le segnalazioni su anomalie relative a spese detraibili e bonus edilizi.
Attenzione ai rischi per i contribuenti
Per diversi esperti, il problema maggiore resta il rischio di ritardi nelle comunicazioni e che piccoli errori vengano presi come segnali di evasione. “Può capitare che un refuso nei moduli scateni dubbi esagerati”, racconta Giulio Satta, tributarista romano.
Per questo molte associazioni consigliano ai contribuenti di conservare documenti e ricevute fino a dieci anni dopo la dichiarazione, in linea con i tempi normali di prescrizione.
Cosa aspettarsi nel 2026
Il calendario dei controlli anche per il prossimo anno resta fitto. L’Agenzia delle Entrate ha annunciato aggiornamenti informatici per migliorare gli incroci dati e nuove funzioni per gestire automaticamente le segnalazioni. Gli operatori sono già al lavoro per capire come le ultime sentenze influiranno sulle procedure interne.
“L’obiettivo è trovare il giusto equilibrio tra efficacia ed equità”, assicura un portavoce dell’Agenzia. Solo così si potranno garantire controlli più mirati e meno invasivi per chi rispetta le regole.
