Roma, 20 novembre 2025 – Fonti del Ministero dell’Economia confermano che **la parte residua di un credito degradato in chirografo** permette ai creditori di ottenere un **ulteriore recupero** anche dopo le procedure concorsuali. Negli ultimi mesi, questa questione è tornata a far discutere avvocati, magistrati e aziende creditrici nella capitale.
## **Quando il credito perde la “corsia preferenziale”**
Nel gergo fallimentare, si parla di “parte residua degradata in chirografo” per indicare quella quota di **credito** che non viene più considerata privilegiata. In pratica, è la somma che resta una volta riconosciuta solo una parte come credito privilegiato. Quella “parte degradata” finisce tra i **crediti chirografari**, ovvero quei crediti che non godono più di priorità nel recupero.
Gli uffici legali delle banche principali – Intesa Sanpaolo e Unicredit in prima fila – spiegano che questa situazione si vede spesso con l’**IVA sui canoni di locazione**. Molto spesso, una parte del credito resta privilegiata, mentre la differenza viene riconosciuta solo come chirografa. “Succede regolarmente quando si fanno le domande per l’ammissione al passivo”, racconta uno degli avvocati che segue queste pratiche al tribunale civile di Roma.
## **Come funziona il recupero extra**
Il punto chiave è capire quando si può ottenere questo ulteriore recupero. Se il **credito privilegiato** viene solo in parte soddisfatto – perché i beni del fallito non bastano – il creditore ha diritto a partecipare alla distribuzione finale con la quota non incassata, ora passata a chirografo. È questo il cosiddetto “ulteriore soddisfacimento”.
La legge, all’articolo 54 della Legge Fallimentare, regola come i crediti privilegiati possano retrocedere in chirografo. “Solo in quel momento chi ha ancora qualcosa da incassare può concorrere con gli altri chirografari, ma senza alcun privilegio”, spiega un funzionario della sezione fallimentare del tribunale di Milano.
Facciamo un esempio: una banca vanta un credito da 100mila euro, di cui 60mila sono privilegiati. I restanti 40mila diventano chirografari. Se dalla vendita dei beni si recuperano 45mila euro, il creditore incassa prima i 60mila privilegiati e poi cerca di riprendere qualcosa dai 40mila chirografari, ma dovrà competere con gli altri creditori semplici.
## **Cosa cambia per aziende e privati**
Questa regola pesa sulle strategie di gestione del credito delle imprese. “Non è solo un dettaglio burocratico”, sottolinea Carlo De Marchis, commercialista romano esperto in crisi d’impresa. Spesso le aziende sperano di incassare tutto grazie al privilegio, ma poi scoprono che una parte dei loro crediti finirà nella ripartizione tra tutti i creditori semplici.
Anche i tempi non aiutano: la distribuzione finale per i crediti residui si svolge mesi dopo la fase privilegiata. Questo allunga molto l’attesa per gli incassi, un problema serio soprattutto per chi vive di liquidità veloce.
I dati del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti mostrano che nel 2024 oltre un terzo delle circa 15mila domande esaminate nei principali tribunali italiani includeva una **quota degradata in chirografo**.
## **La giustizia torna a parlare chiaro**
L’attenzione sul tema è cresciuta dopo alcune sentenze della Cassazione. Le sezioni unite hanno ribadito che il diritto all’“ulteriore soddisfacimento” scatta ogni volta che il credito non viene pagato tutto nella fase privilegiata.
La Suprema Corte difende così l’equità tra creditori e il rispetto delle regole della legge fallimentare. Tuttavia – dicono alcuni giuristi sentiti da alanews.it – non mancano casi difficili in cui la divisione tra quota privilegiata e chirografa viene contestata anche anni dopo il fallimento.
“Il vero nodo resta accertare bene chi ha diritto a cosa e rispettare i tempi”, osserva l’avvocato Francesca Parisi. E aggiunge: “Spesso soltanto chi ha pazienza e forza economica riesce a portare a casa qualcosa”.
## **Oggi cosa cambia per i creditori**
Le imprese più grandi cercano oggi di evitare rischi legati alle quote chirografe puntando su garanzie extra o assicurazioni specifiche. Ma diversi operatori della giustizia a Torino sottolineano come il sistema soffra ancora tempi lunghi e bassi tassi di recupero: secondo le ultime cifre del Ministero della Giustizia, nel 2024 solo il 12% dei crediti chirografari ha superato un recupero del 50%.
In sostanza, per chi aspetta pagamenti e si ritrova con una quota degradata in chirografo l’“ulteriore soddisfacimento” è spesso una consolazione magra. Però resta un diritto prezioso: nella pratica può fare la differenza tra chiudere con una perdita totale o almeno limitare i danni dopo una procedura lunga e complicata.
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