Lavoro

Pensione, quanto conviene davvero andarci

Published by
Ilaria Macchi

Andare in pensione è un traguardo, ma sarebbe bene raggiungerlo quando può essere davvero conveniente sul piano economico.

L’età lavorativa si è innalzata sempre di più, quasi di pari passo con la durata media della vita, anche se molti trovano davvero impensabile dover lavorare fino a oltre i 60 anni (pochi giorni fa c’è stato un incidente sul lavoro mortale, in tanti hanno sottolineato come a questa età si debba poter godere del meritato riposo). Ogni impiego, infatti, da quello che richiede uno sforzo fisico a quello che porta soprattutto a una concentrazione mentale, ha la sua dose di fatica, unita allo stress che ne consegue, che non deve essere sottovalutata.

Il momento della pensione viene vissuto come un traguardo – Foto: Lamiapartitaiva.it

Arrivare alla pensione non può che essere definito un traguardo, per questo proprio quando si è prossimi a quel momento si può avere la sensazione che non arrivi mai. E’ però altrettanto inevitabile in quella fase cercare di capire a quanto possa ammontare l’importo che si percepisce, così da avere un’idea di eventuali difficoltà che si potranno avere.

Quando è meglio andare in pensione

Fino a qualche anno fa non erano pochi i lavoratori che decidevano di proseguire la propria carriera lavorativa, pur essendo in età da pensione, almeno per un anno o due, così da poter guadagnare qualcosa in più e avere poi un’indennità più ricca. Questo era ovviamente possibile se si era in salute, ma soprattutto in accordo con il datore di lavoro.

La crisi attuale invece non può che spingere a guardare con favore l’idea che un dipendente possa terminare la propria esperienza, anche se non sempre si ha un ricambio vero e proprio.

Se possibile si dovrebbe andare in pensione quando il guadagno sarebbe buono – Foto: Lamiapartitaiva.it

Alcuni contribuenti possono però essere stanchi se sanno di non riuscire a rendere come un tempo, per questo possono prendere in considerazione l’idea di una pensione anticipata. Questa è una soluzione possibile, soprattutto per le donne attraverso quella che viene chiamata “Opzione Donna“, ma non può che influire in maniera negativo sull’assegno che si riceverà negli anni a venire.

I contributi che si versano sono proporzionali allo stipendio, quindi più alto sarà il salario maggiori saranno i contributi. Se si lavora più a lungo, anche la pensione non potrà che essere maggiore.

Non si deve inoltre trascurare il ruolo dei coefficienti di trasformazione, che sono quelli che vengono usati per convertire il montante dei contributi in pensione. Più bassa è l’età in cui si decide di lasciare il lavoro, più bassi saranno anche i coefficienti. Se possibile e le condizioni dell’azienda lo permettono, sarebbe bene quindi restare in servizio fino a che si raggiunge l’effettiva età della pensione, così da beneficiare di un assegno più congruo. A volte, infatti, un piccolo sacrificio fatto sul momento sarà ripagato negli anni a venire, così da rendere il riposo il più possibile esente da preoccupazioni.

Ilaria Macchi

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