Roma, 13 novembre 2025 – Ieri, 12 novembre, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla legge delega per la riforma della professione di Dottore Commercialista e di Esperto Contabile, un passaggio molto atteso e al centro di un acceso dibattito tra gli addetti ai lavori. Dopo il no alla bozza presentata il 4 settembre, il nuovo testo porta con sé cambiamenti importanti, frutto di un confronto serrato tra Governo, Associazione Nazionale Commercialisti (ANC), Ordini locali e la Cassa Nazionale di Previdenza Ragionieri (CNPR). Secondo i protagonisti, il risultato va ben oltre la semplice “vittoria personale” e rappresenta il frutto di una mediazione ampia e condivisa.
Rispetto al testo bocciato a settembre, la versione approvata introduce alcune novità di rilievo. Tra queste, spicca l’inserimento del concerto con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per tutte le norme che avranno impatto previdenziale, accanto a quello già previsto con il Ministero dell’Università e della Ricerca. L’ANC ha spiegato che così si assicura un controllo istituzionale sulle questioni previdenziali, evitando rischi per la tenuta del sistema.
Sul fronte delle competenze, la legge amplia il richiamo anche alle professioni non regolamentate secondo la legge 4/2013. Per quanto riguarda specializzazioni e tirocinio, la riforma apre le porte anche agli iscritti alla Sezione B dell’Albo: chi frequenta i corsi di laurea triennale o magistrale potrà fare il tirocinio durante il percorso universitario, superando una delle principali critiche mosse alla prima versione.
Un altro tema caldo riguarda le regole per le elezioni degli organi di categoria. La nuova legge stabilisce che le norme aggiornate entreranno in vigore solo dopo la fine del mandato in corso, senza prorogare le elezioni già fissate. Fonti ANC sottolineano che questa scelta evita “distorsioni” e garantisce la regolarità del voto all’interno della categoria.
Sul piano finanziario, è stato tolto il comma che prevedeva decreti successivi per coprire nuovi costi. Così si conferma la neutralità finanziaria della riforma, senza spese aggiuntive né per lo Stato né per gli iscritti.
L’11 novembre è stato raccontato da alcune testate come una “vittoria del solo presidente nazionale”, ma l’ANC non ci sta. In una nota, l’associazione sottolinea che “le modifiche più importanti sono arrivate grazie all’intervento delle componenti critiche”. Senza questo contributo, avvertono, la Sezione B sarebbe rimasta penalizzata su tirocinio e specializzazioni, e la nuova legge elettorale avrebbe potuto scattare subito, rischiando di posticipare le elezioni del Consiglio Nazionale.
“Non si può accettare – dicono dall’ANC – la narrazione che mette in cattiva luce chi ha sollevato dubbi o chi da mesi chiede un confronto più ampio. È invece la voce di chi insiste per riaprire il dialogo interno a beneficio di tutti i 122.000 iscritti all’Albo”.
Adesso la legge delega passa al Parlamento, dove si avvierà l’iter per la sua approvazione definitiva. L’ANC ha già annunciato che continuerà a tenere alta la guardia, proponendo miglioramenti e chiedendo che i principi di trasparenza, equilibrio e partecipazione restino al centro della riforma.
“Il risultato politico di questi giorni – spiegano dall’associazione – è aver riaperto spazi di confronto e controllo, a tutela di tutte le anime della professione”. Un messaggio chiaro anche al Consiglio Nazionale dei Commercialisti, spesso accusato dall’ANC di alimentare divisioni interne e di non ascoltare le minoranze.
In attesa dei prossimi passaggi parlamentari, la categoria si prepara a una fase nuova, almeno nelle intenzioni. Più inclusiva, con l’obiettivo – ribadito ieri sera in una riunione a porte chiuse alla sede ANC di via Palestro – di portare avanti “una riforma condivisa e a vantaggio di tutti i colleghi”.
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