Riforma fiscale: approvato il correttivo definitivo per le norme di attuazione e interpelli

Franco Sidoli

21 Novembre 2025

Roma, 21 novembre 2025 – Dopo mesi di confronti e sollecitazioni da parte di ordini professionali e operatori, il **mancato coordinamento normativo sull’indicazione degli interpelli** trova finalmente una soluzione. La questione, che aveva creato non poche incertezze tra studi legali, commercialisti e imprese, è stata affrontata oggi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con una circolare diffusa in tarda mattinata.

## **Interpelli fiscali: le regole sono finalmente chiare**

Il problema nasceva dalla mancanza di allineamento tra diverse norme che regolano la presentazione e la risposta agli **interpelli** – cioè le richieste formali di chiarimenti che i contribuenti rivolgono all’Agenzia delle Entrate su questioni fiscali specifiche. Negli ultimi mesi si erano moltiplicati i dubbi sulle modalità di invio e sui tempi da rispettare, soprattutto dopo le modifiche introdotte dal decreto legislativo 219/2024. Molti addetti ai lavori temevano che l’assenza di un quadro unico potesse causare contenziosi inutili o ritardi nelle pratiche.

Il chiarimento ufficiale, arrivato questa mattina da **via XX Settembre**, ribadisce l’esigenza di uniformare i riferimenti normativi negli interpelli inviati all’Agenzia. Nel documento diffuso alle 10.45 – una circolare di sei pagine – si legge: “A seguito delle richieste pervenute da associazioni di categoria e professionisti del settore, si ritiene opportuno sottolineare che, da oggi in poi, ogni interpello dovrà contenere un chiaro riferimento alla normativa vigente e alle disposizioni transitorie.” Firmato dal direttore generale del Dipartimento Finanze, il testo precisa che eventuali omissioni non comporteranno il rigetto della domanda, ma verrà richiesta una integrazione.

## **Imprese e professionisti: un sospiro di sollievo**

La notizia è stata accolta con favore soprattutto dagli **ordini professionali**. Giovanni Spina, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Roma, ha commentato: “Era un problema che complicava molto i rapporti con i clienti. Ora c’è una procedura chiara. Ci aspettiamo che venga applicata senza inutili rigidità.”

Anche le principali associazioni di categoria hanno espresso apprezzamento per la decisione del Ministero. In una nota diffusa da Confindustria nel primo pomeriggio si legge: “L’allineamento tra norme e prassi amministrativa dà più certezza del diritto. È un passo avanti nella semplificazione dei rapporti con l’amministrazione fiscale.”

Qualche esperto però invita a non abbassare la guardia. “I dettagli sono fondamentali – avverte la fiscalista Laura Ricciardi, partner di uno studio romano –; servirà vedere se nei prossimi mesi le risposte agli interpelli arriveranno entro tempi ragionevoli.” Ricciardi ricorda i ritardi registrati nel 2024, quando alcune risposte hanno impiegato anche oltre 120 giorni.

## **Cosa cambia davvero per chi lavora con gli interpelli**

Il cuore della circolare riguarda l’**obbligo di indicare esattamente il riferimento normativo** nell’interpello. In pratica, da oggi chi invia un quesito all’Agenzia deve indicare non solo l’articolo o la norma a cui si riferisce, ma anche eventuali disposizioni transitorie in vigore. Non è solo una formalità: se mancano questi riferimenti, l’Agenzia può chiedere integrazioni entro trenta giorni dalla ricezione.

I tempi per la risposta restano gli stessi: novanta giorni per pronunciarsi (salvo eccezioni). Se la risposta è parziale o serve un’integrazione, il termine si sospende fino a quando non arriva tutta la documentazione richiesta.

Per i professionisti significa fare molta attenzione quando preparano le domande. “Stiamo già aggiornando i nostri modelli interni,” ha confermato nel pomeriggio il responsabile tax compliance di una multinazionale a Milano. Eppure diverse fonti concordano: questa novità è vista come “una semplificazione utile”, perché rende esplicito ciò che molti già facevano in pratica.

## **L’attesa sulle ricadute nei contenziosi tributari**

Resta ora da capire se questa uniformità nelle regole riuscirà davvero a ridurre i **contenziosi tributari** legati agli interpelli. Secondo dati della Direzione centrale accertamento dell’Agenzia delle Entrate, nel 2024 sono stati oltre 3.500 i ricorsi per mancato riscontro o mancata presa in carico degli interpelli. Un numero importante che negli ultimi anni era cresciuto proprio per le incertezze sulla procedura corretta.

“Crediamo che mettere ordine tra prassi e norme sia essenziale – ha detto un dirigente dell’Agenzia – soprattutto in un momento in cui il sistema fiscale deve fornire risposte rapide e chiare.” Solo con il tempo capiremo se questa semplificazione porterà risultati concreti anche nei tribunali tributari.

Intanto gli operatori tirano un sospiro di sollievo: almeno su questo fronte, la stagione dei dubbi sembra arrivata al capolinea.

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