Scuola, come cambiano l’istruzione tecnica e il voto in condotta

Via libera dal Cdm alle nuove norme. Il ministro Valditara: “Gli istituti tecnici e professionali diventano un percorso formativo di serie A”

 

Novità sul fronte scuola. Il Consiglio dei ministri ha varato nuove misure con la riforma degli istituti tecnici e professionali e la revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti.

Con la riforma del voto di condotta e della sospensione riportiamo la cultura del rispetto nelle scuole, e rafforziamo la autorevolezza dei docenti. È una svolta molto attesa dalla società italiana”, ha detto in Cdm la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Voto in condotta, cosa cambia

Il voto in condotta diventa strumento contro gli atti di violenza e bullismo a scuola: avrà più importanza nella valutazione complessiva di uno studente, verrà ripristinato alle medie e inciderà sui crediti per l’ammissione all’esame di Stato. Con la riforma si prevede la bocciatura in caso di assegnazione del 5 in condotta a fronte di gravi e reiterate violazioni del regolamento d’istituto.

L’assegnazione del 6 per la condotta invece comporterà un debito scolastico alle scuole superiori in materia di educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica sui valori costituzionali e i di cittadinanza.

Quanto alla sospensione, fino a 2 giorni non prevederà l’allontanamento dalla scuola con la sospensione delle lezioni in classe. Pe periodi superiori lo studente dovrà svolgere attività di volontariato presso strutture convenzionate.

Secondo il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, “la riforma del voto in condotta responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti. Prosegue con atti concreti il nostro percorso di ricostruzione di una scuola che dia valide opportunità ai nostri giovani, valorizzi i territori e offra competenze di qualità alle imprese. Nel contempo una scuola che sia anche capace di affermare la cultura del rispetto”.

Riforma degli istituti tecnici e professionali

Meloni ha plaudito anche alla riforma degli istituti tecnici e professionali. Un provvedimento “molto atteso dalla scuola italiana, dall’opinione pubblica e dalle forze produttive” che “rende competitiva la filiera dell’istruzione tecnica e professionale trasformandola in un percorso formativo di serie A e collegandola con il mondo del lavoro e dell’impresa. Offriamo così importanti opportunità lavorative ai nostri giovani e rendiamo più competitivo il nostro sistema produttivo“.

L’obiettivo è l’avvio, dall’anno scolastico 2024/25, di una sperimentazione in larga scala del modello 4+2, percorsi quadriennali più due ulteriori annualità negli Its Academy. Sarà utilizzata una metodologia “on-the-job”, con un massiccio utilizzo della formazione pratica.

 

Banchi vuoti in una classe di una scuola
Foto | Pixabay / weisanjiang – Lamiapartitaiva.it

Un aspetto nuovo è la creazione dei “campus tecnologico-professionale“, che coinvolgerà istituti tecnici e professionali in un percorso unico e integrato. Questo prevede l’ingresso di docenti ed esperti dal mondo del lavoro, contribuendo a un’offerta didattica più varia e applicata.

Oggi l’istruzione tecnica e professionale diventa finalmente un canale di serie A, in grado di garantire agli studenti una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno e sia spendibile nel mondo del lavoro, garantendo competitività al nostro sistema produttivo”, ha commenttao il titolare dell’Istruzione.

L’obiettivo, ha detto, è trasformare in “grande opportunità per i giovani” i “numeri allarmanti” sui posti vacanti nell’industria per mancanza di personale qualificato. “L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa: secondo i dati Unioncamere Excelsior, dalla meccatronica all’informatica serviranno da qui al 2027 almeno 508mila addetti, ma Confindustria calcola che il 48% di questi sarà di difficile reperimento”.

Codice della strada: multe salate con il cellulare alla guida

Il Cdm ha dato il via libera anche a nuove norme per il Codice della strada, introducendo una stretta agli autovelox e multe più salate per le soste vietate e per chi guida con il cellulare.

Costerà molto caro telefonare mentre si è alla guida senza auricolari o modalità in viva voce, fino a 1.697 euro, 2 mesi senza patente e 10 punti, alla prima violazione. L’esborso sale fino a 2.600 euro per i recidivi. La multa per eccesso di velocità arriva a 1.084 euro e la sospensione della patente passa da 15 a 30 giorni per chi vìola i limiti in un centro abitato per due volte in un anno.

Multe più salate anche per chi sosta nei posti riservati alle persone con disabilità (per le due ruote da 165 a 660 e per i veicoli da 330 a 990 euro) o ai bus (da 87 a 328 euro per i ciclomotori e tra 165 e 660 euro per le quattro ruote).

Stop agli autovelox “selvaggi”

Per fermare le stragi il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha annunciato anche “tolleranza zero per chi guida drogato o ubriaco. Viene introdotto il divieto assoluto di assumere alcolici a seguito di condanne per reati specifici e l’obbligo di installare un “alcolock”, un dispositivo che impedisce al motore di accendersi se il tasso alcolemico del conducente è superiore allo zero.

La stretta riguarda anche i neopatentati, a cui vengono interdette per tre anni le auto di grossa cilindrata, e i monopattini per cui scatta l’obbligo di casco, targa e assicurazione.

Una delle misure più attese è lo “stop agli autovelox selvaggi, usati solo per fare multe”, ha detto Salvini, con “una definizione stringente sulle specifiche tecniche degli apparecchi e sul loro posizionamento”.

Una stretta approvata da Assoutenti, che considera quello degli autovelox uno strumento troppo spesso usato dagli enti locali per fare cassa e che lo scorso anno ha garantito nelle grandi città introiti per quasi 76 milioni di euro.

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