Roma, 26 dicembre 2025 – Ieri pomeriggio, in Commissione Bilancio a Montecitorio, è arrivato l’aggiornamento al decreto Milleproroghe che riguarda una delle scadenze più attese da micro e piccole imprese italiane. Presentato poco dopo le 18, il provvedimento ha cambiato l’originaria proroga al 31 dicembre 2026 per alcune scadenze fiscali e amministrative. La conferma di una svolta era nell’aria, ma la novità ha comunque sorpreso molti: la dilazione non sarà più estesa come previsto.
Nuove scadenze per le imprese: cosa cambia davvero
La Commissione ha chiarito che la proroga al 31 dicembre 2026 è stata “rimodulata”. Non si tratta di una cancellazione netta, ma di un aggiustamento dei tempi che riguarda migliaia di imprese individuali e società con meno di dieci dipendenti. In pratica, il differimento per gli obblighi legati a bilanci, comunicazioni telematiche e contributi non vale più automaticamente fino alla fine del 2026. Resta però aperta la possibilità di chiedere deroghe singole, valutate caso per caso dai ministeri.
Questa novità ha subito scatenato un mare di richieste di chiarimenti tra gli uffici della Camera. Tra i commenti raccolti a Palazzo San Macuto spicca quello di Confartigianato Imprese: “Serve chiarezza immediata”, dicono fonti interne, ricordando che ogni cambiamento pesa sulle pianificazioni già messe in piedi per i prossimi due anni.
Perché la proroga è stata rivista
Secondo fonti della Commissione Bilancio, la decisione arriva dopo una lunga trattativa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il nodo? Trovare un equilibrio tra alleggerire la burocrazia e garantire le coperture economiche. Spostare le scadenze per le microimprese significa rinviare entrate per lo Stato, stimate intorno ai 180 milioni all’anno tra il 2025 e il 2026. Il sottosegretario Federico D’Agostino lo spiega così: “Abbiamo valutato bene l’impatto, ora non possiamo permetterci squilibri nei conti pubblici”.
Una linea condivisa – anche se con toni più duri – dalla presidente della Commissione Attività produttive, Marta Cattaneo: “Le esigenze delle imprese sono note, ma la situazione economica non lascia margini. Cerchiamo soluzioni meno rigide”. Intanto il Ministero dello Sviluppo Economico annuncia una consultazione rapida con i rappresentanti delle categorie.
Le associazioni in allarme: “Troppa incertezza per le aziende”
La rimodulazione della proroga ha acceso preoccupazioni nel mondo produttivo. La CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato, parla apertamente di “doccia fredda”. La certezza delle scadenze è vitale in un periodo già difficile per i mercati: “Serve stabilità normativa – commenta il presidente Dario Costantini – solo così possiamo pianificare investimenti e assunzioni”.
Dall’Unione Piccole Imprese arrivano invece toni meno duri: “Aspettiamo i decreti attuativi – spiega un portavoce – e speriamo almeno in una moratoria per chi ha già iniziato le procedure basandosi sulla proroga iniziale”. Tra i piccoli imprenditori sentiti nelle sedi di via Nazionale si percepisce anche una certa rassegnazione: le continue modifiche alle regole complicano non poco l’organizzazione quotidiana.
Il prossimo passaggio: tutti aspettano i decreti attuativi
Il testo definitivo del Milleproroghe dovrebbe arrivare in aula alla Camera tra il 27 e il 28 dicembre, dicono fonti parlamentari. La discussione potrebbe riservare ancora qualche sorpresa, soprattutto sui dettagli delle nuove deroghe e sulle categorie che potrebbero ottenere ancora una proroga più lunga. In ogni caso, saranno indispensabili i decreti attuativi dei ministeri competenti per mettere nero su bianco tempi e modalità precise.
Nel frattempo, le associazioni promettono battaglia sui punti più critici della rimodulazione. Nei prossimi giorni sono previste nuove audizioni tra rappresentanti delle imprese e relatori del decreto. Solo allora si capirà davvero quanto questa modifica peserà sulle agende – già molto piene – delle micro e piccole imprese italiane.
