Roma, 12 novembre 2025 – Una nuova inchiesta della Guardia di Finanza ha smascherato, nelle ultime settimane, un sistema di assunzioni fittizie usate per ottenere indebitamente la NASpI, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego. Dalle verifiche è emerso che decine di persone hanno incassato il sussidio senza averne diritto, complicando di molto i controlli successivi sui requisiti per ricevere l’indennità.
Gli investigatori raccontano che il meccanismo ruotava intorno a contratti di lavoro simulati, stipulati con aziende compiacenti o addirittura inesistenti. Insomma, si firmavano assunzioni che in realtà non nascevano da un vero impiego. Dopo qualche mese, spesso nemmeno tanto, il rapporto di lavoro veniva interrotto e i finti dipendenti chiedevano la NASpI sostenendo di essere stati licenziati senza colpa.
“Abbiamo trovato anomalie evidenti nei flussi occupazionali di alcune imprese”, ha spiegato un funzionario della Guardia di Finanza che segue il caso. “In molti casi, le persone venivano assunte e licenziate nel giro di poche settimane, senza lasciare traccia di un lavoro reale”. Il vero problema, dicono gli inquirenti, è che dopo aver erogato il sussidio è difficile ricostruire se quel rapporto di lavoro sia mai esistito davvero, soprattutto se le aziende coinvolte chiudono o spariscono.
La NASpI è un sostegno economico che l’INPS dà ai lavoratori dipendenti che perdono il lavoro involontariamente. Introdotta nel 2015, è uno degli strumenti principali per aiutare chi resta senza impiego. Per ottenerla servono requisiti precisi: almeno tredici settimane di contributi negli ultimi quattro anni e trenta giorni di lavoro effettivo nell’ultimo anno.
Negli ultimi mesi, spiegano all’INPS, sono aumentate le segnalazioni su richieste sospette. “Spesso la documentazione sembra a posto – racconta un dirigente dell’istituto – ma facendo controlli incrociati emergono discrepanze tra quello che viene dichiarato e i dati reali”. Il rischio è che la natura assistenziale della NASpI, pensata per aiutare chi perde il lavoro, venga sfruttata da chi costruisce truffe ai danni dello Stato.
Sul fronte giudiziario, quanto scoperto rientra nella fattispecie della truffa aggravata ai danni dello Stato. La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che anche le prestazioni assistenziali come la NASpI sono tutelate dalla legge penale. In particolare, l’articolo 640-bis del codice penale punisce chi ottiene contributi pubblici in modo illecito, usando inganni o trucchi.
“Il nodo centrale – spiega un magistrato della Procura di Roma – è che queste pratiche rendono più difficile accertare se i requisiti per ricevere il sussidio siano realmente rispettati. Non è solo una frode sui documenti: è un vero e proprio ostacolo alla verità”. Le indagini vanno avanti per scoprire eventuali organizzazioni dietro le assunzioni finte e quantificare il danno alle casse dello Stato.
Il fenomeno delle assunzioni fittizie per incassare la NASpI non è una novità, ma negli ultimi anni è cresciuto parecchio. Il Ministero del Lavoro ha annunciato che intende rafforzare i controlli, sia prima sia dopo la concessione del sussidio. “Stiamo lavorando con INPS e Guardia di Finanza per migliorare gli strumenti digitali e incrociare i dati in tempo reale”, ha detto ieri il ministro Andrea Orlando.
Nel frattempo, l’INPS invita chiunque noti irregolarità o offerte sospette a segnalarle. “La collaborazione dei cittadini è fondamentale – ha sottolineato il presidente Pasquale Tridico – solo così possiamo proteggere i fondi pubblici e fare in modo che l’aiuto arrivi davvero a chi ne ha bisogno”.
Le indagini non si fermano qui. Fonti investigative parlano di nuove operazioni in arrivo nelle prossime settimane, soprattutto in altre regioni dove sono stati segnalati casi simili. Intanto, l’attenzione resta alta su un fenomeno che rischia di minare la fiducia nel welfare e di pesare sulle finanze pubbliche.
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