Roma, 20 novembre 2025 – La **Corte di Cassazione** ha messo nero su bianco un principio che farà discutere: nelle **organizzazioni di volontariato** deve sempre prevalere la **funzione solidaristica**. Una decisione destinata a cambiare parecchio il modo in cui le associazioni operano e definiscono i loro scopi su tutto il territorio nazionale. La sentenza, depositata questa mattina a Piazza Cavour, chiude un lungo contenzioso iniziato quando un gruppo di soci ha contestato l’uso dei fondi raccolti negli ultimi tre anni da un’associazione impegnata nell’assistenza sociale.
## Solidarietà al primo posto: cosa ha deciso la Cassazione
Tutto nasce nel 2022, quando alcuni soci hanno messo in dubbio la gestione del consiglio direttivo, accusandolo di aver allontanato alcune attività dagli scopi originari previsti dallo statuto. Hanno impugnato la relazione di rendiconto annuale, contestando alcune spese. La **Cassazione**, chiamata a dirimere la questione, ha dato ragione all’associazione. Nel dispositivo si legge chiaramente che “l’attività deve essere realmente orientata al perseguimento di finalità solidaristiche”. Un passaggio, sottolinea l’avvocato Francesca D’Alessandro, “che rafforza le regole introdotte con la riforma del Terzo settore”.
Il messaggio è netto: bilanci e decisioni delle **organizzazioni di volontariato** non possono essere usati per favorire interessi personali o ristretti. “È un segnale chiaro”, commenta Gianni De Bartolo, presidente del Centro Servizi Volontariato Lazio. “Non basta avere scritto la solidarietà nello statuto: bisogna metterla in pratica ogni giorno”.
## Cosa cambia per le associazioni nella gestione quotidiana
Da quanto riferito da fonti legali a **alanews.it**, questa sentenza potrebbe influenzare subito le assemblee annuali di più di 5.000 associazioni solo nel Lazio. “Gli amministratori dovranno dimostrare, quando richiesto, che ogni decisione segue l’interesse collettivo”, spiega l’avvocato Paolo Vinci. Da qui l’esigenza di una maggiore cura nei verbali e nei rendiconti.
Il pronunciamento arriva in un momento in cui la questione della **trasparenza** nel mondo non profit è sotto i riflettori, anche per via dei controlli più stringenti del Ministero del Lavoro sulle erogazioni al Terzo settore. La Cassazione sottolinea che “l’utilizzo delle risorse non può basarsi su scelte individuali ma deve rispettare le finalità solidaristiche”.
## Reazioni e scenari futuri per il Terzo settore
La sentenza si è diffusa rapidamente tra i principali enti non profit italiani. Al Forum del Terzo Settore a Roma, in via Salaria, nel primo pomeriggio sono arrivate le prime reazioni: “È un segnale forte per tutto il movimento”, dice Vanessa Pallucchi, portavoce dell’organizzazione. “Adesso abbiamo una base giuridica ancora più solida per difendere davvero il valore della solidarietà”.
Dello stesso avviso Luciano Gallo, esperto di diritto delle organizzazioni sociali: “Con questa pronuncia la **Cassazione** indica una linea guida che influenzerà anche i comportamenti degli enti pubblici che collaborano con il volontariato”. Parole condivise da Anna Rita Sordini, presidente dell’associazione “Solidarietà Senza Confini”: “Chi lavora sul campo sa bene quanto sia importante tenere sempre ben presente il valore sociale dell’impegno”.
## Nella pratica: cosa cambia davvero per le associazioni
Gli esperti spiegano che ora ogni progetto o attività dovrà essere valutato soprattutto in base al beneficio portato alla comunità. Se si interpretano troppo restrittivamente gli scopi sociali si rischia di finire sotto accusa e vedere anche revocati incarichi ai dirigenti. “Bisogna dimostrare con fatti concreti che tutto è fatto nell’interesse comune evitando favoritismi o interessi personali”, ribadisce De Bartolo.
Non solo: il verdetto è anche un avvertimento a chi – magari con buone intenzioni – trascura gli obblighi amministrativi previsti dalla legge. Dalla gestione accurata dei registri fino al rispetto delle regole nei bandi pubblici, ogni dettaglio potrà essere controllato e messo in discussione.
“Serve più trasparenza ma anche fiducia tra soci e dirigenti”, conclude De Bartolo riferendosi alle tensioni emerse negli ultimi tempi tra base e vertici associativi. Il senso ultimo della sentenza? Che nelle organizzazioni di volontariato la solidarietà non può restare solo una parola scritta su carta. Ora lo conferma anche la Suprema Corte.