Cosa accade se dai il tuo IBAN all’Agenzia delle Entrate

Dare l’IBAN all’Agenzia delle Entrate può essere una scelta avventata o può comportare rischi? La risposta è diversa dall’opinione di molti.

Molti di noi conoscono certamente il numero di conto corrente, ma difficilmente ricordano a memoria il codice IBAN, essendo composto da 27 tra lettere e numeri. Non a caso, quando abbiamo bisogno di comunicarlo a qualcuno per ricevere un pagamento spesso si preferisce farlo via email, così da non commettere errori.

cosa succede se dai codice IBAN ad Agenzia delle Entrate
Usufruire dell’home banking può essere davvero utile – Foto | ANSA – Lamiapartitaiva.it

Si tratta ovviamente di un’informazione riservata, che diamo in genere a persone o realtà con cui abbiamo un rapporto in atto. Basti pensare all’azienda che deve versarci lo stipendio, ma anche ai fornitori delle utenze di casa, se decidiamo di optare per la domiciliazione bancaria, così da evitare problemi legati a eventuali scadenze dimenticate. Ma è corretto comunicare l’IBAN all’Agenzia delle Entrate o è una scelta di cui potremmo pentirci?

È rischioso dare l’IBAN all’Agenzia delle Entrate?

Non è purtroppo raro ricevere una lettera da parte dell’Agenzia delle Entrate, come accade ad esempio quando ci viene comminata una multa o quando abbiamo dimenticato di pagare qualcosa, anche semplicemente per una distrazione. Sudare freddo quando abbiamo quella lettera tra le mani è piuttosto naturale, almeno finché non la leggiamo e non abbiamo idea di che cosa si tratti.

In realtà, sarebbe bene avere un rapporto diretto con l’ente, che può prendere contatto con noi anche quando deve darci un rimborso. Anzi, è proprio in questi casi che può essere utile muoversi in anticipo e comunicare l’IBAN. Questo potrebbe così permettere di ricevere quanto previsto sul conto in tempi piuttosto rapidi. A dover agire in questo modo dovrebbero essere innanzitutto i contribuenti che presentano la dichiarazione redditi senza sostituto d’imposta, a cui non è possibile dare il credito in busta paga o nella pensione.

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Comunicare l’IBAN a volte è provvidenziale – Foto | Lamiapartitaiva.it

Chi deve effettuare ora l’operazione può agire già da ora con la comunicazione scegliendo la modalità che preferisce.

È disponibile un’applicazione informatica ad hoc per inviare i dati, a condizione di essere in possesso di uno tra CIE (Carta d’Identità Elettronica), SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CNS (Carta Nazionale dei Servizi). Entrati nell’Area Personale, si deve accedere nella sezione “Servizi”, poi “Rimborsi” e infine “Comunicazione IBAN per accredito su c/c”.

In alternativa, chi ne è provvisto può farlo attraverso PEC. A questo scopo è possibile compilare il “Modulo Accredito Rimborsi”, che deve essere firmato digitalmente dal titolare del conto e inviato tramite PEC (Posta Elettronica Certificata) all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di propria competenza, preferibilmente alla Direzione Provinciale. È possibile comunque anche sfruttare la modalità “tradizionale”, che consiste nel portare personalmente il documento firmato presso l’agenzia più vicina.

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