Eredità e divisione tra fratelli con pagamento dell’eventuale quota di debiti, i chiarimenti

La divisione dell’eredità fra fratelli non è sempre un evento pacifico, anche se la legge esprime numerose norme specifiche sulla fattispecie.

Secondo il Codice Civile, i fratelli, intesi come figli del defunto, sono considerati eredi legittimi e hanno perciò diritto a una quota dell’eredità su cui poi, in caso di mancanza di testamento, deve essere fatta una divisione in parti uguali. Tali parti uguali si riferiscono, tuttavia, alla quota del 50% del patrimonio ereditario del solo genitore in comune. Quando il genitore, prima di morire, lascia invece un testamento la situazione può cambiare. Il titolare del testamento può, in ogni caso, liberamente decidere di dividere come desidera il proprio patrimonio ai figli nel triste momento in cui avrà cessato di vivere.

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Divisione dell’eredità fra fratelli: le quote e le disposizioni testamentarie – lamiapartitaiva.it

La legge interviene anche in questa fattispecie, affermando che il genitore non potrà mai ledere attraverso il testamento le quote che sono garantite a tali soggetti. Ciò significa che il genitore non può dare a uno dei figli meno della quota che la legge riserva a ciascuno. Se ciò avviene, il testamento va impugnato per lesione della quota di legittima attraverso l’esperimento dell’azione di riduzione.

La divisione dell’eredità, come abbiamo anticipato, crea fra gli eredi, anche se fratelli, parecchie divergenze. Le dispute sorgono soprattutto in due casi. Il primo: quando il defunto non lascia un testamento. E il secondo: quando l’eredità è caratterizzata da debiti.

In assenza di una ripartizione dei beni tra i vari eredi, per la legge bisogna considerare automaticamente una “comunione ereditaria”, che poi toccherà agli eredi sciogliere. Come? Bonariamente, se possibile. O, in alternativa, tramite il giudice.

Donazioni e debiti: come funziona la divisione fra fratelli dell’eredità

Capita anche che uno dei fratelli possa aver ricevuto poco o nulla in eredità, perché quando il genitore era vivo ha già ottenuto una somma di denaro o un immobile in donazione. Sono fattispecie di cui tener conto in sede di calcolo della quota di legittima. Per legge, tutte le eventuali donazioni ricevute devono essere calcolate in modo tale da definire con precisione le quote spettanti ai figli.

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Eredità: le norme del Codice Civile che tutelano le quote legittime – lamiapartitaiva.it

In generale, quindi, si può parlare di divisione dell’eredità solo quando si è formata una comunione ereditaria, cioè quando gli eredi, anziché ricevere un singolo bene, hanno ottenuto delle quote. Questo avviene sia per volontà del defunto (manifestata opportunamente col testamento), o secondo le previsioni del Codice Civile.

Nel caso in cui l’asse ereditario sia gravato da debiti, che ricadranno automaticamente sugli eredi del defunto, ai sensi dell’articolo 752 del Codice Civile, i fratelli che ereditano devono dividersi anche i sospesi. Ecco cosa dice la norma: “I coeredi contribuiscono tra loro al pagamento dei debiti e pesi ereditari in proporzione delle loro quote ereditarie, salvo che il testatore abbia altrimenti disposto”.

La ripartizione dei debiti ereditari avviene quindi in proporzione alle quote possedute da ciascun erede all’apertura della successione, senza cadere in comunione ereditaria. Gli eredi rispondono personalmente dei debiti ereditari, dunque, non soltanto con i beni del patrimonio ereditario ma anche con quelli propri.

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