Lavoro: quanti tipi di contratti esistono?

Tutte le opzioni sui contratti di lavoro: dai contratti a tempo determinato a quelli a tempo indeterminato, diritti e doveri dei lavoratori e dei datori di lavoro.

In Italia, esistono numerose modalità di impiego e contratti di lavoro, ciascuno con durate e responsabilità peculiari in base all’accordo stabilito. Comprendere le distinzioni e le specificità dei vari accordi può sicuramente facilitare la navigazione tra le diverse proposte di lavoro disponibili, permettendo di agire con maggiore serenità nel settore occupazionale.

I documenti contrattuali per l’impiego si differenziano in molteplici categorie. In questo articolo, esploreremo le forme di contratti di lavoro più utilizzate in Italia, evidenziando le singolarità di ciascuno.

Contratti di lavoro: tutto quello che devi sapere

Contratto a tempo indeterminato

L’accordo lavorativo permanente, o contratto a tempo indeterminato, è considerato l’opzione di impiego preferita, in quanto offre una significativa stabilità e protezione ai dipendenti. Questo contratto implica un impegno lavorativo senza data di scadenza, e include solitamente numerosi vantaggi, come l’accumulo di periodi di riposo e giorni di vacanza, la tredicesima mensilità e la liquidazione alla fine della relazione professionale, così come periodi di congedo in caso di malattia, maternità, infortuni, ecc.

Contratto a tempo determinato

L’accordo lavorativo a tempo determinato è un tipo di contratto che ha una durata specifica, rispetto a quello a tempo indeterminato. Prevede un termine definito di conclusione del rapporto di lavoro. Questo tipo di contratto deve essere almeno di 12 giorni e non più lungo di 2 anni (24 mesi) per essere classificato come tale.

È possibile rinnovare il contratto senza necessità di una motivazione solo per incarichi stagionali.

Due uomini parlano davanti ad un. contratto
Foto | 89Stocker @Canva – lamiapartitaiva.it

 

Contratto part-time

Il lavoro a tempo parziale non è un contratto di lavoro completamente diverso rispetto a quelli elencati in precedenza, ma essenzialmente un sistema di orario divergente. Invece di lavorare a tempo pieno (40 ore alla settimana), coinvolge solitamente un orario ridotto a 20 o 30 ore settimanali. Le ore lavorative devono essere ben specificate nel contratto così da consentire all’impiegato di organizzare e amministrare il proprio tempo in modo ottimale. In termini di permessi, tutela e ferie, l’impiegato ha gli stessi diritti dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato, in rapporto, naturalmente, al numero di ore lavorate.

Esistono diverse varianti di lavoro part-time:

Part-time orizzontale: l’impiegato opera quotidianamente, ma per un numero di ore inferiore al solito orario di lavoro, tipicamente 4 o 5 ore;
Part-time verticale: l’impiegato lavora a tempo pieno, ma solo alcuni giorni della settimana o per certi periodi dell’anno o del mese;
Part-time misto: l’impiegato è vincolato da un contratto altamente flessibile che sta a metà strada tra il modello verticale e orizzontale.
In circostanze speciali, può accadere che il lavoro full-time si converta in part-time. Ad esempio, se l’impiegato si trova in condizioni specifiche può richiedere al datore di lavoro di trasformare o diminuire le proprie ore lavorative.

Le ragioni potrebbero essere:

  • Una malattia grave,
  • Assistenza a familiari affetti da gravi patologie
  • Cura dei familiari disabili
  • Essere un genitore che lavora.

Contratto di stage

Il percorso lavorativo per molti giovani che iniziano la loro carriera lavorativa inizia spesso con un contratto di stage o tirocinio. Questo è infatti uno degli strumenti più comuni per inserire o reintegrare una persona nel panorama lavorativo.

Uno stage ha una durata stabilita precedentemente e, naturalmente, prevede dei traguardi e doveri sia per chi sta svolgendo lo stage che per l’azienda. Esistono diverse forme di stage, a seconda dei traguardi da raggiungere e del tipo di lavoratore:

– Stage curriculari: destinati a chi sta seguendo un percorso accademico con l’obiettivo di accumulare crediti formativi e acquisire una maggiore consapevolezza del mondo del lavoro.
Tirocini per l’ingresso o il reinserimento nel mercato del lavoro: per coloro che sono disoccupati o inoccupati
– Stage orientati verso categorie svantaggiate: questi sono destinati a specifici gruppi di persone.

E’ importante notare che non è più permesso svolgere un contratto di stage senza retribuzione, altrimenti l’azienda riceverà una sanzione. Di conseguenza, è obbligatorio per il tirocinante percepire almeno un salario mensile lordo di 300 euro.

Contratto di lavoro a chiamata

Il contratto di lavoro a chiamata non garantisce un impiego stabile al lavoratore, ma viene attivato solo quando l’azienda necessita temporaneamente delle sue competenze. Questo tipo di contratto ha un massimo di 400 giorni lavorativi in un periodo di tre anni, ma diventa automaticamente a tempo indeterminato se supera tale numero. Tuttavia, vi sono diverse industrie, come il turismo, il settore pubblico e l’industria dello spettacolo, che possono oltrepassare questo limite.

L’uso di questo contratto è molto comune in professioni come gli artisti dello spettacolo, i guardiano, gli operatori di centralino e i receptionist. Se l’impiegato accetta tramite contratto di essere disponibile ogni volta che il datore di lavoro ne ha bisogno, ha diritto a un’indennità di disponibilità.

Un elemento da non sottovalutare in questo tipo di contratto è il “preavviso di chiamata” da parte del datore, che deve essere di almeno un giorno lavorativo. Per legge, un lavoratore può avere vari contratti di lavoro a chiamata nello stesso tempo, purché le aziende non appartengano allo stesso settore e un lavoro non impedisca l’esecuzione dell’altro.

Contratto di apprendistato

Un tipo di contratto principalmente utilizzato per facilitare l’ingresso dei giovani di età compresa tra 15 e 29 anni nel campo lavorativo è il contratto di apprendistato. Questo contratto è unico poiché il datore non solo deve fornire una retribuzione per il lavoro svolto, ma deve anche garantire l’istruzione necessaria per sviluppare le capacità professionali utili nel mondo del lavoro, beneficiando sia l’impresa che l’impiegato.

Esistono attualmente tre tipi di contratto di apprendistato:

1. Apprendisti per qualifica e diploma professionale, rivolto a persone di età compresa tra 15 e 25 anni, con una durata massima di tre anni (o quattro anni per il diploma quadriennale regionale).

2. Apprendistato manageriale o contratto professionale, destinato a persone di età compresa tra 18 e 29 anni, o a partire dai 17 anni se già qualificate professionalmente. Questo contratto può durare fino a tre anni, ma può essere prolungato fino a cinque anni per i lavoratori artigiani.

3. Apprendistato di alta formazione e ricerca, per individui di età compresa tra 18 e 29 anni. La durata di questo contratto varia e viene determinata attraverso un accordo tra le regioni, le parti sociali e le università/istituti di istruzione.

Nel caso dell’apprendistato professionale o contratto di mestiere, ci possono essere opportunità per assumere lavoratori in mobilità o beneficiari di un sussidio di disoccupazione.

Contratto di collaborazione

Un accordo di collaborazione, o anche identificato come un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), si riferisce ad un tipo di contratto impiegato per i lavoratori che operano a metà strada tra la dipendenza e l’autonomia. In questi casi, nonostante il lavoratore mantenga una connessione continua con il datore di lavoro, ha totale libertà nell’esecuzione del suo operato, senza alcuna forma di subordinazione. Sebbene venga integrato nell’organizzazione aziendale, lavora con totale autonomia operativa.

Un contratto di collaborazione coordinata e continuativa prevede un salario mensile per il servizio specifico prestato dal lavoratore, senza considerare le ore o le modalità lavorative, che vengono, infatti, decise dal proprio collaboratore. Anche il luogo di lavoro può essere scelto dal collaboratore, caratteristica che distingue questo tipo di contratto rispetto agli altri, che consente al lavoratore di organizzare liberamente la propria attività, sia per quanto riguarda gli orari che i luoghi di lavoro.

In un accordo di collaborazione coordinata e continuativa, i contributi sono divisi tra il cliente, che paga due terzi, e il collaboratore, che copre un terzo. Nonostante questa divisione, il cliente è obbligato a versare l’intero importo dei contributi, trattenendo dal salario del collaboratore la parte a lui dovuta.

Contratto di prestazione occasionale

Come suggerito dal termine stesso, il contratto per attività occasionali viene impiegato in circostanze lavorative sporadiche o rare e deve obbligatoriamente stare entro un limite annuale di guadagno di 5000 euro, come stabilito per legge.

ONLUS e associazioni sia riconosciute che non, così come datori di lavoro che non hanno già oltre cinque impiegati a tempo pieno, possono fare uso di questo contratto specifico.

La remunerazione ricevuta dall’operaio sotto contratto occasionale è esonerata da tassazione e non ha alcun impatto sul suo stato di disoccupazione.

Per concludere, ci sono tanti diversi modelli di contratto lavorativo in Italia. Prima di decidere il proprio impiego, è importante aver chiarezza sulle varietà di contratto per capire meglio di cosa si occupa la posizione e, sopratutto, avere chiari i compiti e i vantaggi che si avranno a seconda del tipo di contratto.

Ogni contratto, ovviamente, ha i suoi vantaggi e svantaggi, specialmente in relazione alle aspirazioni e alle esigenze individuali. Di conseguenza, è fondamentale valutare attentamente tutte le caratteristiche dei vari contratti, anche in base alle proprie necessità.

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