Partite IVA forfettarie, tutte le novità dal 1° gennaio 2024

Tutte le novità sulle partite iva forfettarie a partire dal 1° gennaio 2024, per restare aggiornato e ottimizzare la gestione della tua attività professionale

Le partite iva forfettarie sono un regime fiscale che sta riscuotendo sempre più successo tra i professionisti e i piccoli imprenditori. Dal 1° gennaio 2024 sono previste importanti novità che rafforzano e migliorano il sistema.

In questo articolo, faremo una panoramica dettagliata sulle novità previste e analizzeremo i vantaggi e gli svantaggi di questo regime fiscale. Indipendentemente dal fatto che siate già utilizzatori del regime o che abbiate l’intenzione di aderire, questo articolo è destinato a fornirvi le informazioni chiave per comprendere le nuove regole e come impatteranno sul vostro business.

Regime forfettario: vincoli, obblighi e conseguenze

Una radicale trasformazione si profila all’orizzonte per coloro che sono titolari di partita IVA e hanno scelto il regime forfettario: alcune delle semplificazioni esistenti spariranno irrevocabilmente. Nel caso in cui decidessero di aderire al concordato preventivo, coloro che adottano il regime forfettario dovranno gestire la contabilità per tener traccia di possibili costi incorsi durante il periodo impositivo

Che decidano o meno di aderire al concordato preventivo, verranno sottoposti ai compiti informativi del Quadro RS del modello redditi PF. Inoltre, a partire dal 1° gennaio 2024, saranno obbligati ad adottare la fatturazione elettronica. Alcuni cambiamenti legislativi introdotti negli ultimi tempi hanno fondamentalmente seminato dubbi e scoraggiato molti forfettari, in quanto hanno visto sparire diverse semplificazioni fiscali che erano sempre state un pilastro di questo specifico regime di favore.

Accordo preventivo biennale 

Questo è un accordo stabilito tra l’ente fiscale e il contribuente, il quale determina per due anni la base imponibile. Di conseguenza, il contribuente avrà già la certezza di quanto dovrà pagare in tasse nel corso del prossimo biennio. Tale accordo, che rientra nelle misure di conformità, non si applica a tutti i contribuenti, ma solo a quei titolari di reddito d’impresa, lavoratori autonomi o professionisti con un fatturato non eccessivamente elevato.

L’intenzione di implementare un accordo preventivo biennale è correlata alla significativa evasione fiscale che si riscontra nel nostro paese, resa possibile dalla difficile capacità di effettuare verifiche fiscali su tutti i contribuenti. Al momento, secondo quanto riportato dal MEF, solo circa il 2-2,5% delle dichiarazioni vengono controllate.

L’introduzione dell’accordo preventivo significa un’intesa tra le due parti riguardo al regime fiscale da applicare, che esonera un considerevole numero di contribuenti dalla necessità di essere sottoposti a controlli. Pertanto, l’accordo preventivo biennale può essere considerato come un metodo progettato per migliorare i rapporti tra l’ente fiscale e il contribuente e per ridurre l’incidenza dell’evasione fiscale. In pratica, il contribuente è incoraggiato a pagare le tasse grazie al beneficio di un sconto fiscale.

Accordo preventivo bisestile

La proposta di una nuova legge mira ad implementare un accordo biennale per le piccole aziende, con l’obiettivo di fornire previsione e stabilità riguardo le imposte da pagare. Durante questo periodo, le imprese che riescono a incrementare i loro guadagni godranno di un beneficio considerevole: non dovranno sostenere tasse sul miglioramento dei loro profitti. Questo diverge dallo stato attuale delle cose, dove le tasse crescono proporzionalmente ai guadagni.

L’Agenzia delle Entrate utilizzerà le informazioni disponibili per prevedere il reddito lordo di un’azienda per i prossimi 48 mesi e stimare le tasse dovute su tale importo. Questo permetterà all’impresa di avere una visione chiara del totale da pagare in anticipo, senza dover temere ulteriori ispezioni fiscali.

Certamente, questa misura costituisce una sfida per le imprese. Se un’azienda dovesse percepire un reddito inferiore a quello previsto, sarebbe comunque obbligata a pagare l’importo stabilito. La misura è ancora in fase di sviluppo, con i dettagli precisati che devono essere delineati.

Secondo le disposizioni iniziali, l’accordo dovrebbe applicarsi solo alle aziende più piccole, con un limite di fatturato specifico. Potrebbe essere introdotto un criterio basato sulla credibilità fiscale delle aziende, determinata attraverso gli ISA, o gli Indicatori Sintetici di Affidabilità. Questi indicatori, che hanno preso il posto dei vecchi studi di settore, saranno un elemento chiave per determinare quali aziende avranno diritto a questa misura.

Una persona effettua calcoli
Foto | 89Stocker @Canva – lamiapartitaiva.it

 

Obblighi e conseguenze

È importante sottolineare che quelli che hanno scelto il regime forfettario non sono legalmente obbligati a tenere una contabilità dettagliata per documentare le spese. Tuttavia, l’adesione al piano di risanamento anticipato ne rende necessaria una. Se ciò non avvenisse, i soggetti interessati potrebbero incorrere in due pericoli rilevanti:

  • ottenere un’offerta di reddito troppo alta, poiché non tiene conto delle spese e dei costi sostenuti per l’attività professionale, causando così un’eccessiva imposizione fiscale;
  • venir esclusi dal piano di risanamento anticipato biennale se l’Agenzia delle Entrate dovesse identificare delle discrepanze tra i dati riportati e quelli a sua disposizione.

Se il forfettario non gestisce adeguatamente una contabilità precisa, rischia di affrontare una valutazione del reddito che non rispecchia veramente la sua condizione finanziaria relativa alla sua attività. Ancora più importante, potrebbe perdere la capacità di beneficiare del concordato preventivo per un periodo di due anni. In altre parole, anche se la determinazione e la dichiarazione corretta delle spese non sono obbligatoriamente richieste, sono fondamentali per prevenire eventuali conseguenze sfavorevoli.

Per i contribuenti che hanno scelto il regime forfettario, cosa succederà con la fattura elettronica e il Quadro RS

Soltanto coloro che decidono di aderire al concordato preventivo dovranno obbligatoriamente gestire e documentare i costi in modo analitico, per soddisfare tutti i requisiti necessari per accettare l’offerta proposta dall’Agenzia delle Entrate. Se invece non si sceglie di aderire al concordato preventivo, non c’è l’obbligo di rispettare questa norma. Inoltre, sarà mandatorio riempire il Quadro Rs del Modello Redditi, e si dovrà adottare la fatturazione elettronica, che sarà obbligatoria per tutti, anche per coloro che prima erano esentati.

La fattura elettronica è obbligatoria per il regime forfettario

A partire dal 1° gennaio 2024, la normativa sulla fatturazione elettronica sarà applicabile a tutti i contribuenti che si trovano nel regime forfettario, senza tener conto del loro volume d’affari. Coloro che finora ne erano esenti, ora sono tenuti a implementarla. È ragionevole aspettarsi che l’uso del software necessario per generare e conservare le fatture digitali complichi il processo. In sostanza, gli aderenti al regime forfettario avranno due alternative principali per gestire la fatturazione elettronica: possono utilizzare il servizio online Fatture e Corrispettivi offerto dall’Agenzia delle Entrate, oppure acquistare un software a pagamento specifico per la fatturazione elettronica, che consente una gestione efficiente del processo di creazione e conservazione delle fatture digitali.

Quadro RS

I possessori di partita Iva che aderiscono al regime forfettario sono incaricati di compilare il Quadro RS del Modello Redditi. Questa attività ha essenzialmente lo scopo di avere un resoconto e condividere le spese che si sono incontrate durante l’anno fiscale. Le norme per la corretta compilazione del Quadro RS del Modello Redditi 2022, che si riferisce all’anno fiscale 2021, sono state delineate dall’Agenzia delle Entrate tramite la disposizione n. 325550/2023.

Dopo una serie di proteste da parte dei commercialisti, che hanno evidenziato che questo obbligo non ha un impatto diretto sul reddito tassabile, il governo ha deciso di posticipare il termine fino al 2024. In particolare, il termine è stato esteso fino al 30 novembre 2024. Il MEF ha poi affrontato il problema, sottolineando che le informazioni non possono essere ottenute automaticamente dai dati delle fatture elettroniche. Nel 2021, coloro che applicavano il regime forfettario non erano obbligati ad utilizzare la fattura elettronica: continuavano a rilasciare fatture su carta che non passano attraverso il Sistema di Interscambio.

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