Per alcuni lavoratori lo stipendio aumenta di 100 €: ecco le categorie interessate

Quali sono le categorie di lavoratori che riceveranno un aumento di stipendio di 100 €, ecco le ultime novità del mondo del lavoro

Migliaia di dipendenti in Italia potrebbero presto godere di un aumento di stipendio di 100 euro al mese. Ma chi sono questi lavoratori fortunati? Quali categorie professionali vedranno un incremento salariale nei prossimi mesi? Vediamo insieme quali sono le categorie interessate da questa importante novità.

Aumento di stipendio in arrivo per migliaia di dipendenti: una guida completa

La legge di Bilancio recentemente passata provoca una serie di effetti sugli stipendi, con un aumento mensile netto di circa 110 euro per coloro che guadagnano oltre 2mila euro lordi. Tuttavia, per i redditi più alti, l’aumento diventa più modesto e può addirittura scomparire. L’effetto più costoso per il bilancio pubblico, vale a dire la conferma per il 2024 dell’esonero contributivo destinato ai lavoratori dipendenti (anche detto “taglio del cuneo”), sarà paradossalmente poco noto ai lavoratori dipendenti stessi.

Una scalata di monetine
Foto | AndreyPopov @Canva -lamiapartitaiva.it

 

Le categorie professionali che vedranno l’aumento di stipendio di 100 euro al mese

In base ai dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio, è possibile identificare chi beneficerà e in che misura a seconda della fascia di reddito. L’indagine che segue mette in luce tre punti importanti:

  1. i benefici individuali mostrano quanti euro in più ogni persona vedrà accumulare nel proprio conto bancario in un anno;
  2. le decisioni politiche alla base delle misure: la percentuale di profitto basata sul proprio reddito rivela chi il governo Meloni intende favorire di più e chi di meno;
  3. il numero di contribuenti nelle fasce di reddito favorite e quelle per cui vi saranno poche variazioni.

Quali vantaggi per i 20,7 milioni di lavoratori? La divisione in base al reddito percepito

Questo gruppo combina i benefici di due misure (riduzione dell’Irpef e taglio del cuneo fiscale):

  • fino a 8.000 euro, si otterranno 192 euro all’anno in più, ovvero il 5,1% del reddito imponibile;
  • tra 8.000 e 15.000 euro, 533 euro, il 4,7%;
  • tra 15.000 e 25.000 euro, 994 euro, il 4,9%;
  • tra 25.000 e 28.000 euro, 1.210 euro, il 4,6%.

Fino a questo punto, ci sono tre lavoratori su quattro, includendo lavoratori part-time e stagionali:

  • tra 28.000 e 35.000 euro, il beneficio è di 816 euro, pari al 2,6% del reddito imponibile;
  • tra 35.000 e 50.000 euro, 303 euro, lo 0,7%;
  • tra 50.000 e 100.000 euro, 158 euro, lo 0,2%;
  • oltre i 100.000 euro, 123 euro, lo 0,1%.

Dunque, l’analisi dei numeri suggerisce che a partire da un reddito di 28 mila euro, quando l’effetto della riduzione del cuneo fiscale diminuisce del 7/6% e si esaurisce a 35 mila euro, i vantaggi cominciano a calare.

Proporzionalmente al reddito imponibile, i guadagni si riducono a metà tra i 28 e i 35 mila euro e diventano sempre meno significativi oltre i 35 mila (303 euro possono sembrare poco per un individuo benestante, ma in termini assoluti sono più di quelli percepiti fino a 8.000 euro).

Parte della motivazione è che le detrazioni maggiori per lavoratori dipendenti e la diminuzione dell’aliquota Irpef influenzano lo stipendio di tutti i lavoratori, mentre le riduzioni supplementari a partire da un reddito di 50 mila euro vengono controbilanciate dalla diminuzione di altre detrazioni.

Ora diamo uno sguardo ai restanti 19,3 milioni di contribuenti IRPEF, tra cui troviamo circa 15 milioni di pensionati, lavoratori autonomi (che ovviamente non sono stati coinvolti dall’introduzione della flat tax) e persone con reddito proveniente da immobili, questi ultimi beneficiano solo di un abbassamento dell’aliquota IRPEF.

Poiché non ottengono alcun vantaggio dal taglio del cuneo fiscale, i benefici per loro sono notevolmente più modesti e più concentrati sui redditi medio-alti:

  • per redditi fino a 8.000, il guadagno è di 7 euro, ovvero lo 0,2% del salario;
  • tra 8.000 e 15.000, il guadagno è di 13 euro, ovvero lo 0,1%;
  • tra 15.000 e 25.000, il guadagno è di 99 euro, ovvero lo 0,5%;
  • tra 25.000 e 28.000, il guadagno è di 234 euro, ovvero lo 0,9%;
  • tra 28.000 e 35.000, il guadagno è di 268 euro, ovvero lo 0,9%;
  • tra 35.000 e 50.000, il guadagno è di 264 euro, ovvero lo 0,6%;
  • tra 50.000 e 100.000, il guadagno è di 213 euro, ovvero lo 0,3%;
  • per redditi superiori a 100.000, il guadagno è di 172 euro, ovvero lo 0,1%.

Simulazione con diversi gradi di stipendi

Analizziamo come le simulazioni influenzano la variazione dei salari e come viene applicato questo modello ai diversi gradi di stipendio. Per i livelli salariali più bassi, la diminuzione del divario (sette punti in meno) ha un effetto progressivo, per esempio:

  • con un guadagno mensile di 750 euro, il beneficio netto è di 40 euro al mese,
  • che diventa 54 per un salario di 1.000 euro
  • 69 per un salario di 1.500 euro, tutti lordi.

È importante notare che il taglio contributivo sul salario lordo non si trasforma automaticamente in un vantaggio netto, perché l’importo trattenuto dal lavoratore viene tassato dall’Irpef. Ma quale impatto hanno questi aggiustamenti sulla tassazione del reddito individuale? Per salari lordi non superiori a 15.000 euro annui (circa 1.150 euro mensili considerando tredici mensilità), l’aumento della detrazione produce un miglioramento minimo, approssimativamente 6 euro al mese. Superata questa soglia, l’abbassamento delle aliquote si avvia gradualmente, raggiungendo un risparmio mensile massimo di 20 euro.

La graduale diminuzione dell’esonero contributivo inizia quando i guadagni lordi superano i 1.923 euro (25 mila all’anno), passando da sette a sei punti. Di conseguenza:

  • coloro che guadagnano 2 mila euro al mese otterranno un beneficio netto di 84 euro (non una novità, come abbiamo precedentemente menzionato), a cui si aggiungono 16 euro di riduzione dell’Irpef, per un totale di 100 euro
  • se i guadagni mensili aumentano a 2.250 euro, il vantaggio netto sale a 107 euro, derivanti dalla combinazione di 87 euro dal taglio del cuneo e 20 euro dalla riduzione dell’imposta
  • il beneficio dei minori contributi diminuisce leggermente a causa della curva Irpef che, indipendentemente dalle modifiche previste per il 2024, colpisce i redditi sopra i 28 mila euro all’anno con un’aliquota marginale effettiva superiore.
  • avvicinandosi ai 2.692 euro (35 mila all’anno), il beneficio mensile aumenta nuovamente a 111 euro ma poi, la porzione correlata al taglio del cuneo cessa bruscamente (non è più applicabile), rimanendo solamente i 20 euro di riduzione dell’imposta.

Attenzione, è probabile che l’ulteriore vantaggio residuo sarà eliminato per coloro con un reddito Irpef superiore a 50 mila euro all’anno. Oltre questa soglia, infatti, viene applicata una franchigia sulle detrazioni fiscali, per un totale di 260 euro, ovvero 20 euro mensili per tredici mesi. Pertanto, basta un minimo utilizzo degli sconti fiscali (ad esclusione di quelli per le spese mediche) per permettere al fisco di recuperare quello che aveva concesso in precedenza.

 

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