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Scopri come l’assegno unico universale supporta la liquidazione controllata dei sovraindebitati

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Luca Ippolito

Torino, 3 novembre 2025 – Due recenti sentenze del Tribunale di Torino, depositate l’11 settembre e il 1° ottobre 2025, hanno fatto chiarezza su come trattare l’assegno unico universale nelle procedure di liquidazione controllata per sovraindebitamento. I giudici torinesi, chiamati a esaminare due casi diversi ma con un punto in comune — la richiesta di apertura della procedura ex art. 268 e seguenti del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza — hanno indicato con precisione come muoversi su un tema che riguarda molte famiglie in difficoltà.

Assegno unico universale: cosa conta davvero per la famiglia e i creditori

Nel primo caso, discusso l’11 settembre, il nodo era capire se l’assegno unico universale percepito dal debitore dovesse essere considerato tra le entrate disponibili per i creditori. La questione sembrava semplice, ma non lo era affatto. Quel denaro, destinato ai figli, può essere usato per pagare i debiti? Il tribunale ha richiamato una decisione precedente del 3 giugno e ha confermato che l’assegno è una “entrata effettiva e costante” per la famiglia. Però, essendo un credito impignorabile (come stabilito dall’art. 268, comma 4, lett. a) del CCII), non si può semplicemente scartare quando si valuta il fabbisogno familiare.

In parole più semplici, i giudici hanno spiegato che l’assegno unico va contato sia come entrata che come uscita, perché serve proprio a coprire le spese per i figli. “Non si può ignorare che questa somma serve al sostentamento dei figli”, si legge nelle motivazioni. Solo dopo aver considerato tutte le entrate e le spese essenziali, si può capire quale reddito resta davvero a disposizione dei creditori.

Liquidazione controllata: spese di famiglia, chi paga cosa

La seconda sentenza, depositata il 1° ottobre, ha affrontato un altro problema pratico: come dividere le spese familiari quando più persone lavorano e contribuiscono alle entrate di casa? Il Tribunale di Torino ha scelto un criterio proporzionale: ogni membro del nucleo convivente deve sostenere una quota delle spese in base a quanto guadagna. Insomma, non si può chiedere al debitore di farsi carico di tutte le uscite comuni da solo.

Le cose si complicano quando si parla di spese personali. Per esempio, se c’è un’auto intestata a un familiare ma usata solo dal debitore, quella spesa non va divisa tra tutti. “In questi casi – ha spiegato il collegio – bisogna distinguere chiaramente tra spese comuni e spese personali, e queste ultime devono essere pagate solo da chi ne usufruisce”. Così si evita che qualcuno paghi più del dovuto e si garantisce un equilibrio tra i membri della famiglia.

Cosa cambia per famiglie e professionisti

Queste due sentenze danno una guida importante a chi sta affrontando una procedura di liquidazione controllata dopo essere finito in sovraindebitamento. Da una parte chiariscono che l’assegno unico universale non può essere sottratto ai figli per pagare i debiti; dall’altra, impongono di valutare con attenzione quanto reddito ha davvero a disposizione il debitore, senza dimenticare le esigenze di tutta la famiglia.

Gli esperti del settore sottolineano che queste decisioni aiutano a rendere più chiara e prevedibile la gestione delle procedure ex art. 268 CCII. “Sapere come si calcolano i redditi e le spese è un passo avanti per tutti, debitori e creditori”, ha commentato un avvocato torinese specializzato in diritto fallimentare. Resta però qualche margine di interpretazione che solo la pratica potrà chiarire.

Un passaggio chiave dopo il decreto “correttivo-ter”

Le sentenze arrivano a pochi mesi dall’entrata in vigore del decreto legislativo 136/2024, detto “correttivo-ter”, che ha aggiornato le regole sulla crisi d’impresa e sull’insolvenza. In questo nuovo scenario, il ruolo dell’assegno unico universale e il modo di dividere le spese familiari diventano sempre più importanti nelle decisioni dei tribunali.

Per chi si trova coinvolto in una procedura di liquidazione controllata, la strada resta difficile. Ma le decisioni del Tribunale di Torino rappresentano un passo avanti per tutelare meglio le famiglie e per distribuire in modo più giusto gli oneri tra debitore e creditori.

Luca Ippolito

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