Se fai queste battute sul luogo di lavoro rischi i reati di adescamento e molestie, attenzione

Attenzione a fare certe battute sul luogo di lavoro: ecco quando si rischia di essere accusati di adescamento e molestie. 

Battute di dubbio gusto, allusioni a sfondo sessuale o a doppio senso e chi più ne ha più ne metta. Una pratica fastidiosa che diventa particolarmente molesta, per non dire odiosa, quando diventa un’abitudine reiterata. Tutti avremo fatto esperienza di chi proprio non sa tenere a freno la lingua e non resiste al (cattivo) gusto delle battute di questo tenore.

Battute sul lavoro quando si rischia reato di adescamento e molestie
Occhio a pronunciare certe battute sul lavoro – lamiapartitaiva.it

Non solo nella vita privata, ma a volte anche sul luogo di lavoro capita di imbattersi in chi non sa trattenersi e si lascia andare a questo genere di espressioni. Ma attenzione: in alcuni casi si rischia ben di più che passare per rozzi e maleducati goliardi.

Già, perché in alcuni casi importunare il prossimo sul luogo di lavoro con queste battute può portare anche ad accuse per i reati di adescamento e molestie, come mostra una vicenda finita in tribunale a dicembre dello scorso anno.

Battute sul luogo di lavoro, quando si rischiano accuse di adescamento e molestie

È finito nei guai con la giustizia infatti un tecnico di laboratorio 43enne di un istituto superiore della provincia di Varese. Il tutto a causa di alcune battute a sfondo sessuale che avrebbe rivolto ad alcune studentesse, quattordicenni all’epoca dei fatti.

Battute sul lavoro e accuse pesanti quando si rischia
Battute sul luogo di lavoro, in alcuni casi si rischiano accuse pesanti in tribunale – lamiapartitaiva.it

Il fascicolo a suo carico è partito a seguito di una segnalazione alla Procura da parte del dirigente scolastico che aveva raccolto le prove a suo carico. Nel corso di un anno – da ottobre 2018 e ottobre 2019 – il tecnico avrebbe più volte importunato le studentesse minorenni con frasi, commenti e allusioni a sfondo sessuale.

In un’occasione, per esempio, avrebbe detto che se fossero state maggiorenni avrebbe mostrato loro le proprie parti intime. Avrebbe anche ironizzato sul numero dei fidanzati di una studentessa e su cosa facesse coi compagni di scuola nell’intimità. E ancora: avrebbe pure commentato sui social di una studentessa dicendo di averla vista nuda o seminuda in foto e inoltre sarebbe entrato nel bagno delle ragazze mentre erano impegnate a cambiarsi.

Inizialmente l’assistente si era visto accusare di adescamento, accusa poi riqualificata dal giudice in reato di molestia. In caso di condanna il 43enne rischiava fino a 6 mesi di reclusione e un’ammenda fino a 516 euro. Il processo si è concluso con un proscioglimento per estinzione del reato a seguito di un accordo stragiudiziale tra le parti. A titolo di risarcimento l’imputato ha versato una somma che ha portato al ritiro della querela. Il giudice ha poi stabilito che le spese di procedimento saranno a carico del tecnico di laboratorio.

Con “l’azzeramento” della querela il pm, preso atto del ritiro delle accuse, ha chiesto una una sentenza di “non doversi procedere” per l’estinzione del reato. Un’istanza accolta dal giudice che dovrà depositare le motivazioni entro 60 giorni.

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