Tassa di successione, come e perché si paga

Scopri tutto sulla tassa di successione: come funziona, quando e perché si paga, percentuali, possibili aumenti, abrogazione e reintegro della tassa.

Qual è il significato e il funzionamento della tassa di successione? Questo è un interrogativo che ognuno di noi si pone prima di ereditare, ci chiediamo anche quanto sarà l’imposta da pagare.

Tuttavia, a dispetto delle aspettative, questa imposta non incide molto in Italia e, nella maggioranza dei casi, non è nemmeno necessaria grazie all’esistenza di esenzioni abbastanza alte che costringono a pagare tasse solo coloro che erediteranno somme considerevoli. Vediamo meglio di cosa stiamo parlando per comprendere come funziona.

Che cos’è l’imposta sulla successione: definizione e funzionamento

Questa tassa si applica agli immobili e ai diritti immobiliari ereditati dopo aver presentato un atto di successione. L’importo della tassa varia a seconda del beneficiario dell’eredità e dell’esenzione fiscale applicata.

Ora, esaminiamo che cos’è l’imposta sulla successione e come viene calcolata.

La prima legge che regolava l’imposizione fiscale sui beni ereditati è stata emanata nel 1862, immediatamente dopo la proclamazione del Regno d’Italia. Prima di allora, ogni provincia aveva le proprie regole: l’esenzione totale era prevista nel Sud, mentre l’imposta era rigorosa in Piemonte e Lombardia.

Il DPR n. 637 del 26 ottobre 1972 ha introdotto l’attuale sistema di tassazione sull’eredità e donazioni, che è stato poi riformato dal Decreto Legislativo n. 346 del 31 ottobre 1990.

L’imposta sulla successione è stata abrogata dal Governo Berlusconi con la legge n. 383/2001 e reintrodotta dal Governo Prodi. Il sistema attuale dall’articolo 2, commi da 47 a 51, del decreto legge n. 262 del 2006 stabilisce l’attuale sistema di aliquote e esenzioni.

Una banconota da 100 euro accanto a una casa stilizzata
Foto | KatarzynaBialasiewicz @Canva – lamiapartitaiva.it

 

Ma cos’è realmente l’imposta sulla successione di cui si discute tanto? In sintesi, è un’imposta applicata sul trasferimento di beni e diritti ereditati a seguito di un decesso. In altre parole, è la “tassa sull’eredità”.

Per comprendere il meccanismo di funzionamento e il momento di pagamento della tassa di successione, è importante esaminare le relative aliquote e le franchigie previste, che rappresentano le soglie sotto le quali non sono applicate tasse. Queste ultime sono delineate con precisione nell’art. 2, comma 48 del decreto legge n. 262 del 2006.

L’imposta ereditaria viene calcolata secondo le aliquote seguenti:

– Aliquota del 4% per i trasferimenti finanziari verso il coniuge o parenti diretti (padri, madri, figli) su un valore totale netto eccedente 1 milione di euro per ciascun beneficiario.
– Aliquota del 6% per i trasferimenti finanziari a favore di fratelli o sorelle, applicata su un importo totale netto che supera 100.000 euro per ciascun beneficiario.
– Aliquota del 6% applicata ai trasferimenti a favore di altri parenti fino al quarto grado o cognati fino al terzo grado, calcolata sul totale del valore netto trasferito, senza l’applicazione di franchigie.
– Aliquota dell’8% per i movimenti finanziari a favore di tutte le altre persone, calcolata sul totale del valore netto trasferito, senza l’applicazione di franchigie.

Inoltre, oltre alle franchigie da 100.000 euro e 1 milione di euro, c’è una franchigia aggiuntiva di 1,5 milioni di euro per le transazioni a favore di soggetti con handicap grave, come riconosciuto dalla legge n. 104 del 1992.

In base a questo sistema, non sempre è necessario pagare l’imposta sulla successione, specialmente nel caso di trasferimenti tra coniugi, figli, fratelli o sorelle.

Pertanto, per esempio, un individuo che eredita beni del valore netto di 1 milione di euro da un genitore deceduto, non è obbligato a versare tasse allo Stato.

  • 4% sul totale che supera la franchigia di 1.000.000 di euro per coniugi, figli e altre relazioni dirette
  • 6% sul totale che supera la franchigia di 100.000 euro per fratelli e sorelle
  • 6% senza franchigia per altri parenti fino al 4° grado di consanguineità
  • 8% senza franchigia per estranei
  • 4%, 6% o 8% sul totale che supera la franchigia di 1.500.000 di euro per le persone con disabilità (in base alla relazione familiare)

In Italia, la tassa applicata sulle eredità e donazioni è straordinariamente bassa, un fatto sorprendente date le altissime imposte nel Paese. Secondo l’Osservatorio Conti Pubblici Italiano, il reddito generato dalla tassa di successione nel 2018 è stato solamente di 820 milioni di euro. Questa cifra è notevolmente inferiore rispetto ai guadagni di altri Paesi europei, dove i tassi sono più alti e le esenzioni meno generose.

Per esempio:

  • in Francia, il guadagno nello stesso anno è stato di 14,3 miliardi di euro,
  • 6,8 miliardi in Germania,
  • 2,7 miliardi in Spagna.

È a causa di questi confronti con paesi europei vicini che si sente spesso discutere della possibilità di aumentare la tassa di successione in Italia, particolarmente in un contesto di riforma fiscale globale che mira a diminuire le tasse sui salari.

Esplorando i vantaggi e gli svantaggi dell’incremento dell’imposta sulla successione

Ci si può chiedere quali siano i benefici e le potenziali debolezze di un incremento dell’imposta sugli eredità. È evidente che un aumento dell’imposta sulla successione porterebbe vantaggi principalmente al Tesoro Pubblico, in grado di godere di maggiori entrate. Questo, in un quadro di riforma globale della tassazione su redditi e patrimoni, potrebbe permettere, tramite un sistema di “vasi comunicanti”, di ridurre l’Irpef, l’incidenza fiscale e le imposte che pesano su chi aspira a creare una propria attività.

Un ulteriore aspetto a supporto di un aumento ponderato dell’imposta sulla successione è la rispettosa osservanza del principio di progressività, sancito dall’articolo 53 della Costituzione, che richiede che ciascun contribuente contribuisca in base alla propria capacità economica. In sostanza, all’aumentare del reddito e del patrimonio, anche la quota di imposte dovuta dovrebbe crescere.

Tuttavia, vi sono anche delle possibili complicazioni. Un rialzo della tassazione potrebbe incoraggiare la fuga di capitali dal nostro Paese, nonché disincentivare l’accumulazione di ricchezza. È importante anche riflettere sul fatto che un rincaro indiscriminato dell’imposta potrebbe essere visto come un tassazione sulle sventure, aggravando la posizione delle famiglie colpite da decessi prematuri e ancora alle prese con la sistemazione degli affari familiari.

Per non gravare sulle fasce medie della popolazione, una delle proposte avanzate dall’Osservatorio sui Conti Pubblici è, ad esempio, di mantenere alti gli esoneri, per evitare di tassare le successioni appartenenti alla “classe media”, incrementando invece le aliquote sulle eredità di maggiore valore. Si potrebbe, inoltre, pensare ad esenzioni specifiche in caso di eredità lasciate a minori o individui non autosufficienti.

Tuttavia, si tratta di possibili soluzioni che ancora non sono state applicate e che devono essere valutate attentamente.

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