Milano, 1 dicembre 2025 – I mercati finanziari italiani hanno aperto la giornata in rialzo, spinti da segnali positivi sulle prospettive di crescita e inflazione. Tra Piazza Affari e le principali piazze europee, gli investitori hanno accolto con moderato ottimismo le stime aggiornate diffuse ieri dalla Banca d’Italia e dall’ISTAT, che prevedono un miglioramento dei dati economici nei primi mesi del prossimo anno.
Alle 9:15 il Ftse Mib era in rialzo dello 0,7%, con scambi vivaci soprattutto su titoli bancari e industriali. Gli analisti di Mediobanca Securities sottolineano come «il sentiment rimane sostenuto dai dati sull’inflazione italiana in rallentamento e da una crescita del PIL attesa intorno all’1,2% per il 2026». Una cifra definita “prudente” anche da Marco Maltoni, capo economista della Banca d’Italia, raggiunto telefonicamente poco dopo l’apertura dei mercati: «La fase di incertezza sembra alle spalle. Non ci sono segnali di surriscaldamento dei prezzi e i consumi tengono».
Cosa c’è dietro questo nuovo clima di fiducia? Da un lato, la lenta frenata dell’inflazione, che secondo ISTAT a novembre si è fermata al 2,3%, il livello più basso da diciotto mesi a questa parte. Dall’altro, le previsioni di una ripresa graduale degli investimenti pubblici e privati. «Il calo dei costi energetici – spiega Marco Piras, analista di Intesa Sanpaolo – lascia spazio a una possibile riduzione dei tassi d’interesse già entro la primavera». Per molte imprese lombarde intervistate nei distretti industriali di Monza e Brescia è «un segnale atteso da tempo», anche se resta «una domanda interna ancora incerta».
Gli ultimi dati restituiscono un quadro meno teso rispetto a dodici mesi fa. Nel terzo trimestre del 2025 il PIL italiano è cresciuto dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti; la produzione industriale ha segnato un +1,1%. Meno vivace il recupero dell’occupazione: il tasso di disoccupazione resta stabile all’8,8%, mentre tra i giovani sotto i 25 anni supera ancora il 22%. «Siamo ancora in una fase interlocutoria», ammette Andrea Cattaneo, direttore del centro studi Confindustria. «Per parlare davvero di ripartenza servono segnali chiari su contratti e salari».
La prudenza però non viene abbandonata. Sulla scrivania del ministro dell’Economia Pierluigi Rossi ci sono ancora dossier aperti: la volatilità nei mercati energetici globali, le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e l’effetto delle scelte della BCE sulla politica monetaria. «Non possiamo cantar vittoria», ha detto Rossi ieri sera a margine di un incontro con la stampa finanziaria. «Serve tenere la rotta sulle riforme e continuare a sostenere famiglie e imprese più fragili». A livello europeo poi, la decisione della BCE di lasciare invariati i tassi fino a marzo 2026 viene letta come un segnale di prudenza.
Nel breve periodo c’è consenso tra economisti e operatori su una “finestra favorevole”, anche se non priva di insidie. Nei report delle principali banche si parla di una “graduale diminuzione delle pressioni inflazionistiche”, mentre l’export potrebbe giovarsi del recupero della domanda dalla Germania. Secondo la Camera di Commercio italo-tedesca gli ordini dall’estero sono saliti del 4% tra settembre e novembre. Non mancano però le ombre legate alla stabilità politica interna: il dibattito sulla legge di bilancio continua ad agitare maggioranza e opposizione.
A Piazza Affari si respira un “cauto entusiasmo”, come sintetizza Giuliano Belli, trader storico della Borsa milanese: «Si vedono movimenti positivi sui titoli delle utility e sulle banche medie. Ma i grandi investitori attendono conferme dai dati americani». Tra i piccoli risparmiatori — soprattutto giovani professionisti — l’attesa è ancora dominante. Alle filiali milanesi di Unicredit e Intesa Sanpaolo stamattina alle 10 si sentivano domande semplici: «Conviene entrare ora? Meglio aspettare?». Insomma, un clima sospeso.
Le indicazioni positive sulle prospettive di crescita e inflazione hanno portato una ventata d’ottimismo tra analisti e operatori finanziari. Ma le incertezze globali — insieme ai nodi irrisolti dell’economia italiana — impongono ancora prudenza.
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